SCI FONDO- Giorgio Di Centa, un argento che vale oro

Nemmeno in conferenza stampa ufficiale Giorgio Di Centa era ancora convinto di aver conquistato l’ argento nella combinata-maratona e centrato così la sua prima grande prestazione individuale in 16 anni di carriera ai massimi livelli, pochi giorni dopo la cocente delusione della 15Km di apertura dei Mondiali di Oberstdorf. Con la classifica in mano ha chiesto ad un giornalista “ma sono a pari tempo con Frode Estil, sei sicuro che sono veramente secondo?”. “Si, Giorgio hai vinto l’ argento”, è stata la risposta, e il friulano ha sorriso, felice come un bambino. E’ questo il ritratto del fondista che ha riportato l’ Italia sul podio a Oberstdorf: normale e tranquillo nella vita di tutti i giorni, grintoso e perennemente alla ricerca del risultato appena calzati gli sci. Un retaggio di quando, da piccolino, giocava a Paluzza alle Olimpiadi, con la sorella Manuela, sotto gli occhi di papa Gaetano e mamma Maria Luisa, e non accettava di perdere. Esattamente come è avvenuto nel finale di IERI, quando la cattiveria agonistica è esplosa, all’ improvviso, incontenibile, sull’ultima salita. “Sapevo che avrebbe fatto la differenza – spiega -. L’ho attesa con pazienza. Ho patito un pò nell’alternato, ma ero assieme a Vittoz e a Checchi (al termine 24/o). Nello skating sono rientrato con tranquillità grazie anche a Skjeldal. Ho rifiatato e nell’ultimo giro mi sono portato avanti. Quando Vittoz ha provato ad allungare al 27/o Km l’ho seguito come un’ ombra, ma poi siamo stati ripresi. Sono stato calmo e sono ripartito sull’ultima salita. Lì si decideva la corsa”. Nello scatto forsennato per tre volte Giorgio Di Centa ha evitato di cadere, scansando i bastoncini infilati dai rivali nei suoi sci, poi si è fatto largo a bordo pista, quasi travolgendo i fotografi pur di rimanere agganciato al francese Vincent Vittoz, per piombare sul traguardo come un’aquila ed artigliare finalmente quel benedetto podio capace di dare un senso alla sua incredibile carriera. Un risultato atteso con pazienza, capace di far piangere come una debuttante la sorella Manuela, abituata in carriera a ben altri trionfi. L’azzurro sul traguardo si è persino concesso il lusso di alzare le braccia per l’argento. “Poi con l’occhio ho visto Frode Estil e ho temuto di essere stato beffato. Per questo sono rimasto fermo nella zona d’arrivo – spiega – attendendo di vedere la classifica sul tabellone. Proprio non volevo crederci a questo secondo posto. Finalmente ho preso questa benedetta medaglia mondiale. Avevo già “rischiato” di vincerla a Salt Lake City ma nello sprint per il quarto posto mi ha battuto il norvegese Frode Estil. Ieri è arrivata la vendetta”. Sposato con Rita e padre di tre splendide bimbe (Laura di 7 anni, Martina di 5 e Gaia di sette mesi) dopo la gara di Reit im Winkl (secondo posto nella 15Kmtl) non era rientrato a casa nemmeno un giorno. “Le mie donne sono a letto con l’influenza – spiega – e non volevo ripetere l’esperienza dei mondiali di due anni fa, stroncato dalla febbre”. Di Centa è così venuto direttamente nell’ Allgau per entrare nell’atmosfera giusta, sicuro di poter giocare carte da protagonista nella prova di apertura. Invece la 15Kmtl ha portato l’oro a Piller Cottrer, l’ argento a Fulvio Valbusa ed un amaro 14/o posto al carabiniere. Ieri finalmente il suo trionfo che condivide con il francese Vincent Vittoz proiettato in pochi giorni dall’inferno delle accuse di doping alla prima sua grande vittoria in carriera. Quindici giorni fa era stata trovato positivo in un controllo della Wada, ma poi era stato scagionato a sensazione dopo la ripetizione delle analisi. Nel frattempo era rimasto barricato in casa per una settimana, senza allenarsi, lontano da tutti. “Questa medaglia – spiega – è la giusta ricompensa per quanto ho sofferto in questi giorni. Aspetto ancora spiegazioni dalla federazione internazionale per quanto è successo”. E con tre medagliati al via nella staffetta, l’Italia può ancora sognare. Il momento magico non sembra concluso.