MONTAGNA- Via in Provincia al dibattito sul piano di sviluppo

Rilancio della montagna. O “delle montagne”, come definite dall’assessore Vittorio Caroli, a sottolineare le differenze e la varietà di esigenze che il territorio presenta. Si è aperto così, nel consiglio provinciale di ieri, il dibattito sul piano di sviluppo predisposto dalla giunta e presentato recentemente in tre centri della montagna friulana. Un dibattito che proseguirà nella prossima seduta, lunedì, nella quale anche altri consiglieri proporranno osservazioni e si giungerà alla votazione.
«Il piano ha raccolto le istanze del territorio – ha rimarcato il presidente Marzio Strassoldo – e si propone di sostenere i piccoli Comuni, favorire la creazione di imprese nei piccoli centri, rafforzare le Comunità montane e sviluppare il ruolo di regia della Provincia, per essere poi promosso con forza in Regione, assieme anche alla Provincia di Pordenone». Così come per Caroli, anche per il vicepresidente Renato Carlantoni, lo sviluppo della montagna può passare attraverso due formule. Quella delle iniziative mirate, dallo sviluppo della viabilità, dell’offerta scolastica e servizi in generale, «che vanno inseriti nei bilanci e concordati con le amministrazioni locali. E quella dei Piani integrati territoriali, sul modello del Prusst – ha spiegato Carlantoni –, per una condivisione di iniziative tra pubblico e privato, per un vero sostegno al mantenimento della popolazione e del lavoro nella zona. Piani troppo a lungo bloccati, cosa che ha impedito di andare oltre la vecchia logica dei contributi a pioggia. L’indirizzo generale di rilancio deve passare, invece, attraverso questo tipo d’integrazione». E ritornando nel merito del dibattito referendario, richiamato dalle dichiarazioni di Franco Corleone (Colomba), secondo il quale l’azione della giunta, avrebbe «fomentato l’acuirsi di un contrasto tra le etnie», Carlantoni ha risposto con forza, sottolineando che «strumentalizzare un democratico risultato referendario facendolo risultare l’appendice di un odio etnico tra diverse realtà montane non può essere tollerato. Corleone dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa. E non permettersi di incoraggiare odi e rancori, che non esistono, e non corrispondono affatto alla realtà della nostra montagna».
Osservazioni al piano sono poi giunte dal consigliere Enore Picco e dal forzista Fausto Deganutti, per cui è necessario «fare fronte comune per ottenere risorse dalla Regione per le esigenze effettive della popolazione della montagna, tenendo in forte considerazione il quadro economico regionale, italiano ed europeo in forte cambiamento. Concentrandosi sull’abbattimento delle tasse, dei costi dei prodotti essenziali e su maggiori contributi all’imprenditoria giovanile». E ancora interventi di Emo Chinese (Ds) e Enzo Barazza (Margherita), che ha proposto un nuovo modo di concepire le Comunità montane, per le quali proporre alla Regione «un ruolo programmatorio», e la necessità di «rispondere con chiare poste del bilancio ai bisogni effettivi dei cittadini». Da Giordano Menis (Sdi) e Franco Corleone, la critica al documento, «che presenta una lunga lista d’interventi, alcuni condivisibili, altri meno – ha detto Corleone -, che mancano il nodo della questione, ossia la salvaguardia del popolo della montagna e della sua cultura. Bisognerebbe piuttosto chiedere a chi è andato via a quali condizioni sarebbe disposto a tornare».