REGIONE- Respinta la mozione sulla montagna della CdL

Mozione sulla situazione della
montagna a firma dei quattro capigruppo della Casa delle Libertà
– Luca Ciriani (AN), Alessandra Guerra (LN), Roberto Molinaro
(UDC) e Isidoro Gottardo (FI).

L’esito del referendum consultivo per l’istituzione della nuova
Provincia regionale dell’Alto Friuli – sottolineano nel
documento, illustrato da Ciriani – ha dato una risposta
inequivocabile sulle aspettative dei residenti chiamati alla
consultazione. Questi hanno escluso ogni volontà di costituire
una nuova Provincia, giudicandola inutile, costosa e inadeguata.

Com’era facile prevedere – aggiungono – il referendum ha prodotto
dolorose fratture tra la Carnia e le zone restanti dell’Alto
Friuli, tra la montagna pordenonese e quella udinese; emerge
comunque una forte e legittima richiesta da parte dei Comuni
della Carnia di maggior attenzione e autonomia che potrebbe
passare anche attraverso il rafforzamento graduale dei poteri
assegnati al Comprensorio montano della Carnia. E’ necessario che
la Giunta regionale provveda a riconsiderare la politica della
montagna, assicurando a tutto il territorio pari dignità e la
valorizzazione degli Enti locali.

La mozione ha quindi lo scopo di impegnare l’Esecutivo ad
attivare un Tavolo con i presidenti delle Province di Udine e
Pordenone e dei Comprensori montani per concordare un piano di
investimenti urgenti e mirati a favore della montagna; a ridare
impulso alla legge regionale 15/2001 che prevede che entro il 15
giugno di ogni anno la Giunta regionale presenti il Piano
stralcio per il trasferimento di nuove competenze al sistema
delle Autonomie locali e che in questa sede si individui
l’ulteriore rafforzamento dei poteri attribuiti o delegati alle
Province e ai Comprensori montani, escludendo quindi la creazione
di nuovi Enti, ma rafforzando quelli esistenti.

E ancora, presentare contestualmente una norma organica in tema
di gestione associata dei servizi da parte dei Comuni montani,
imperniata sui principi dell’efficienza e della riduzione dei
costi, nonché una norma in tema di unioni e fusioni dei Comuni;
rivedere sotto questa luce anche i criteri dei trasferimenti
ordinari ai Comuni, favorendo la condizione di “montani”;
convocare entro giugno la Conferenza permanente per la montagna,
istituita dalla legge regionale 33/2002.
Ad aprire il dibattito sulla
montagna, Antonio Martini (Margh) ha parlato di bisogno di
importanza dell’Ente intermedio; di qualità delle riforme; di
odi, che non hanno senso di esistere, tra Comuni piccoli e
grandi. Bisogna arricchire la stagione delle riforme di speranza
da parte di tutti – ha quindi affermato, e si é detto avvilito a
sentir dire che una Provincia é un baraccone e aver stimolato
l’anti-politica nei cittadini. Non si può dire no al tentare una
qualche riforma istituzionale. La domanda da cui partire è se si
può ragionare con calma per ripartire con l’Ente intermedio.

Patrizia Della Pietra (DS) ha affermato che continua a ritenere
la Provincia dell’Alto Friuli un’opportunità per dare interventi
in loco ad una situazione in grave declino. La strategia del no
al referendum, per lei ha creato solo confusione tra i cittadini
e non ha fatto alcuna proposta. Non sono mancati politici che
hanno anteposto i propri interessi a quelli della Carnia. Sono
passati quasi 20 anni dalla prima Conferenza per la montagna e
non é stato prodotto nulla, anzi il degrado oggi sembra
inarrestabile. C’é sfiducia tra gli operatori e tra la gente, tra
i giovani in particolare.

Burla e strumentalizzazioni per Maurizio Salvador (GM). Fosse
passato il referendum – ha detto – si sarebbe creata la
spaccatura della montagna regionale, perché la montagna non é
solo la Carnia, e avremmo creato una Provincia che avrebbe potuto
fare molto poco in concreto. Non é la carenza delle risorse che
ha determinato i problemi in cui si dibatte quel territorio, ma
la mancanza di una politica organica ad esso dedicata: non si può
pensare di risolvere i suoi problemi con benefici solo per i
grossi cavatori della pianura. L’unico strumento creato ad hoc é
la protezione civile, null’altro. Auspica l’approvazione
dell’ordine del giorno firmato con Roberto Molinaro (UDC) con il
quale si impegna la Giunta a promuovere, nell’ambito
dell’Assemblea delle Autonomie locali, la presenza di un
rappresentante dei piccoli Comuni e uno delle Comunità montane.

Bruna Zorzini (PDCI) ha affermato che si é fatto bene a dare il
via al percorso della nuova Provincia, pur già sapendo che
sarebbero stati sollevati dei dubbi. La creazione di una
Provincia della montagna non é in agenda, lo ha detto chi ha
votato, ma i problemi rimangono e dovranno essere risolti:
spopolamento, sottosviluppo, poche risorse. Ma c’é anche chi ha
espresso il desiderio di autonomia ed é a loro che si deve
pensare, sforzandosi di dare nuove funzioni e competenze e
maggiori mezzi all’Ente intermedio.

Virgilio Disetti (Margh) ha
sostenuto che dopo il referendum rimangono aperti i problemi di
tutta la montagna, che vanno affrontati con serietà e con
strumenti adatti: un fondo con gestione autonoma e una
Segreteria generale straordinaria per la montagna, anch’essa
autonoma nel gestire gli interventi. Il referendum ha messo la
parola fine ai tanti equivoci e così finalmente potremo iniziare
a parlare della montagna e della sua integrazione con gli altri
territori.

Abbiamo tenuto una posizione coerente, ha sottolineato Roberto
Asquini (FI) e la gente ha capito e ha votato in modo
inequivocabile. Ammettete, ha ammonito la maggioranza, che avete
sbagliato: non avete fatto proposte, non sapete ancora cosa fare
e un no così secco non lo avevate mai incassato sul vostro
programma elettorale, che perde la quinta stella che avevate
inserito nel simbolo di Intesa Democratica.

Le soluzioni vanno trovate in casa dei montanari, così Claudio
Violino (LN), con un progetto complessivo e facendo uno sforzo
istituzionale per guardare a quel territorio con una visione
policentrica, perché la montagna non è solo Tolmezzo. I problemi
non si risolvono a Trieste, Roma o Bruxelles, sennò nemmeno i
soldi di un’Expo che venisse assegnata a Tolmezzo riuscirebbero a
risolvere i problemi della montagna.

Kristian Franzil (PRC) ha affermato che non si può parlare di
democrazia partecipata e poi respingere le richieste della nostra
popolazione. Ogni volta che sarà avanzata dai cittadini la
domanda di esprimersi noi saremo per dar loro voce. Non sempre,
ha aggiunto, è utile alzare polveroni e usare frasi strumentali,
neanche per un referendum: se, come dicevano le opposizioni,
quella Provincia era un’inutile baraccone, allora il Consiglio
regionale farebbe bene a ragionare sul ruolo di questi Enti.
Oggi, comunque, servono soluzioni veloci per evitare il rischio
di spopolamento.

Le posizioni del centro-destra non sono assolutamente
condivisibili, ha affermato Renzo Petris (DS). Non ci sentiamo
sconfitti rispetto alla vicenda referendaria; 38 consigli
comunali variamente collocati sul territorio montano hanno
chiesto la consultazione, che è stata un’utile esercizio di
democrazia e ha visto un’ampia partecipazione. Il referendum, nel
contempo, non può aver messo la parola fine su una delle
emergenze che questa regione si trova di fronte e che in
quarant’anni non ha ancora trovato una soluzione. Paolo Ciani (AN) ha respinto
l’idea che l’esito referendario sia stato una sconfitta politica.
La realtà é che la soluzione dei problemi della montagna non può
essere una nuova Provincia. Ad esempio per ambiente e protezione
civile, in passato il 90% degli interventi regionali venivano
demandati agli Enti locali, cosa che non sta facendo oggi il
Governo regionale. Invece la soluzione sta nel finanziare gli
enti e le strutture già esistenti. Tema importante é la
rappresentatività della montagna: oggi vi sono le condizioni
perché ne abbia una sua.

Ci vorrebbe un momento di riflessione sull’esito referendario da
parte del centro-sinistra, per Alessandra Guerra (LN), che ha
letto una serie di dichiarazioni fatte in passato dal presidente
Illy sulla montagna che paiono in antitesi con quanto la
maggioranza sta affermando oggi. Non si può, solo per fini di
speculazione politica, smembrare l’Alto Friuli mettendo tutti
contro tutti, e con l’esito del referendum la gente ha dimostrato
di non essere sciocca e di non volere bugie, ma soluzioni ai
problemi.

Se c’é stata una discrezionalità del centro-sinistra – così Carlo
Monai (Citt) – é stata di limitare il referendum alle popolazioni
direttamente interessate, scelta che si é rilevata assolutamente
opportuna anche in relazione all’esito del voto. L’impegno verso
la montagna è ben presente nell’agenda di Intesa Democratica e i
Cittadini per il Presidente faranno sì che queste politiche
diventino presto realtà.

Mauro Travanut (DS) ha affermato che l’esito referendario é una
ferita profonda. Si sono sconvolti gli equilibri di quel
territorio: 38 Consigli comunali su 53 hanno espresso la propria
volontà in modo indipendente dalle forze politiche (l’unica che
si è sbilanciata in modo preciso, nel centro-destra, é stata AN),
ma sarebbe cecità non tener conto che il 25% di Tolmezzo ha
votato no (la maggior parte dei tolmezzini ha votato a favore)
così come in Val Canale una buona parte ha votato sì, in antitesi
anche qui, dunque, con i più.

Antonio Pedicini (FI) ha espresso rispetto per chi sperava in un
esito positivo quale significato di una certa autonomia, ma ha
attaccato il disegno politico perseguito da ID. Ha quindi
criticato il programma illyano ove si dava come già per
realizzata la creazione della quinta Provincia: quel progetto non
definiva solo il riassetto dell’Alto Friuli, ma soprattutto la
ripartizione istituzionale del territorio, confermata dal fatto
che non si può non sapere che una Provincia non si regge senza un
numero adeguato di abitanti.
Il referendum, ha ricordato
Alessandra Battellino (IDV) è stato chiesto dai cittadini, che
poi sono stati chiamati a esprimersi. La Provincia della montagna
era un impegno di questa maggioranza, ma prendiamo atto che
l’esito della consultazione è andato in senso contrario: guai,
però, se ci si dovesse dimettere per aver dato voce ai cittadini
o se ci mettessimo contro la loro volontà. Adesso è tempo di
parlare dei problemi della montagna per valorizzarne le
potenzialità, assicurando adeguate risorse. La maggioranza saprà
senz’altro cogliere queste indicazioni.

Luigi Ferone (Part.Pens) ha parlato del referendum come della
massima espressione di democrazia, ne ha sottolineato l’alta
partecipazione e si è detto convinto che la volontà popolare vada
rispettata. La consultazione è stata comunque utile per
richiamare l’attenzione sui problemi della montagna, dove
bisognerà ottimizzare i servizi, lavorare per il suo sviluppo e
per dare una prospettiva di occupazione ai giovani.

Il presidente della Regione Riccardo Illy ha replicato al
dibattito ricordando che nel programma di Intesa Democratica era
stata ripetutamente sostenuta la necessità, ove i cittadini lo
avessero confermato con il referendum, di istituire la Provincia
dell’Alto Friuli. Intesa Democratica, coerentemente con il suo
programma, ha organizzato il referendum nei tempi più brevi
possibili e fornendo il massimo delle informazioni ai cittadini.
Quasi il 54% ha detto di no, ha detto Illy, e con altrettanta
coerenza non presenteremo alcuna legge per istituire la Provincia
montana. E’ un comportamento lineare, rispettoso degli impegni
assunti prima con il programma, ma anche della volontà espressa
dopo dai cittadini.

Non si può parlare di altrettanta coerenza per quelli che invece
hanno cambiato idea negli ultimi due anni. Io, ha aggiunto Illy,
sarei in difficoltà solo nei panni di qualche sindaco che prima
ha chiesto il referendum per poi vedersi l’80, anche il 90% dei
suoi cittadini votare contro. Inoltre, il programma della Casa
delle Libertà era necessariamente sfumato perché non sarebbe
stata in grado di istituire la Provincia, mentre Intesa
Democratica sarebbe stata pronta a farlo.

L’assessore Enzo Marsilio ha poi sostenuto che se il referendum
non ha risolto un problema, ha però evidenziato che nell’area
montana la volontà di un processo di rilancio è presente ed è
molto forte, che però non si risolve con interventi straordinari,
ma coinvolgendo la gente in un progetto di sviluppo. Il
referendum aveva proprio questo obiettivo e qualsiasi iniziativa
per portare i cambiamenti necessari dovrà quindi essere condivisa
e partecipata dal territorio.

A chiudere il dibattito l’assessore Ezio Beltrame, che ha
ricordato gli aumenti dei trasferimenti ai Comuni – superiori
alla media in quelli montani – il maggior incentivo complessivo e
le nuove misure previste negli strumenti finanziari, a
dimostrazione di una costante attenzione dell’Esecutivo per i
problemi delle Autonomie locali, anche di quelle delle zone
montane. Di conseguenza, il parere espresso da Beltrame sulla
mozione della CdL è stato negativo, in quanto quel documento pone
alcune questioni non fondamentali, altre non attuabili e altre di
cui la Giunta si sta già facendo carico.

*
La mozione della Casa delle
Libertà sulla situazione della montagna è stata bocciata dalla
maggioranza. Intesa Democratica e Salvador (GM) hanno invece
approvato un ordine del giorno, primo firmatario Renzo Petris
(DS), che impegna la Giunta a imprimere un forte impulso
all’interlocuzione istituzionale della Regione sulle paventate
delocalizzazioni industriali della montagna e ad assumere un
prioritario impegno per concertare e definire gli investimenti
sulla viabilità ANAS della montagna regionale, dove essa è
inadeguata, con particolare riferimento alle direttrici
interregionali e intestatali.

Il documento invita l’Esecutivo a esprimere un’efficace azione
nei settori del turismo, dell’innovazione tecnologica, dei
collegamenti (anche satellitari) a banda larga, a sostenere
un’economia che valorizzi le specificità del territorio, a
rimotivare culturalmente i giovani con un progetto formativo e a
destinare per tutto ciò le necessarie risorse. L’ordine del
giorno si conclude con la sollecitazione a razionalizzare i
soggetti pubblici che hanno competenze sull’area montana e a
definire in modo preciso funzioni e competenze, per evitare
sovrapposizioni e appesantimenti burocratici.

Respinti a maggioranza altri tre ordini del giorno: il primo –
del gruppo di AN – chiedeva un riconoscimento delle funzioni
comprensoriali di Tolmezzo e i necessari trasferimenti; il
secondo – a firma Molinaro (UDC) e Salvador (GM) – chiedeva la
partecipazione dei rappresentanti dei piccoli Comuni e delle
Comunità montane nella Convenzione per la riscrittura dello
Statuto; il terzo – Guerra (LN), Molinaro (UDC), Ciani (AN) e
Disetti (Margh) – proponeva una diversa delimitazione della
circoscrizione elettorale di Tolmezzo, con l’assegnazione a
quella di Udine dei Comuni di Buia, Osoppo, Gemona, Ategna e
Montenars.