NO- Dibattito in consiglio provinciale di Udine sul nuovo ente

«Costituire una Provincia per l’Alto Friuli significa smembrare e indebolire sia la montagna, sia il resto del territorio, creando solo un nuovo apparato che non sarà in grado di autosostenersi e autoalimentarsi. E non è giusto far arrivare al voto i cittadini senza aver chiarito nel dettaglio quali saranno risorse e competenze del nuovo ente».
Le parole del presidente della Provincia, Marzio Strassoldo, hanno sintetizzato il lungo dibattito del consiglio provinciale di giovedì 19, convocato dal presidente dell’assemblea, Fabio D’Andrea (Ln), sul tema della montagna, e hanno sottolineato i forti investimenti della Provincia di Udine per l’Alto Friuli, «il 22% dei trasferimenti generali e ben il 35% specificamente per le infrastrutture, a fronte di una popolazione che rappresenta solo il 14% della provincia friulana». Strassoldo ha invitato, tra l’altro, a lavorare per un’efficace progettualità, convinto che «la Regione dovrebbe, semmai, trasferire competenze alle Province di Udine e Pordendone, per un rilancio che interessi davvero tutta la fascia montana regionale, compresa quella del pordenonese e le valli del Natisone, colpite da problemi e necessità analoghe, e incomprensibilmente escluse».
Due gli ordini del giorno presentati, uno dalla maggioranza e uno dall’opposizione, che al termine della discussione sono stati ritirati per l’approvazione di un documento comune, in cui si è ribadita la necessità di invitare i cittadini alla più ampia partecipazione al voto e che il voto sia espresso sulla base di un’appropriata e corretta informazione.
«Si rischia di arrivare al referendum con notizie molto imprecise e a volte scorrette – ha sottolineato vicepresidente della giunta, Renato Carlantoni -. Non è vero, ad esempio, che tutti i 38 comuni che hanno appoggiato l’iniziativa referendaria sono d’accordo sull’istituzione della nuova Provincia. Non è vero che con il nuovo ente sarà più facile l’accesso ai fondi strutturali europei, a maggior ragione con l’entrata nell’Unione dei Paesi dell’est, indubbiamente più svantaggiati. Molti sono inoltre i dubbi che ancora non sono stati chiariti. Ci si è chiesti come è possibile creare una Provincia con scarsissima autonomia e altrettanto scarse disponibilità finanziarie, a scapito, poi, del resto del territorio? Senza nemmeno considerare dove saranno reperiti i fondi nelle situazioni di emergenza».
Al dibattito hanno partecipato trasversalmente quasi tutti i consiglieri. Dall’assessore alla montagna Vittorio Caroli (Udc), al consigliere Claudio Sandruvi (Fi), che ha rimarcato la necessità di rinsaldare l’unione e non di dividere, «perché un territorio disagiato deve essere rafforzato anche dalla vicinanza e dalla solidarietà di quello più ricco». Dall’assessore all’edilizia scolastica, Paride Cargnelutti (Fi), inoltre, l’invito a considerare le numerose iniziative messe in atto dalla Provincia per le scuole della montagna, e dal capogruppo di Fi e Udc, Piero Mauro Zanin, a valutare il lavoro della Direzione provinciale della montagna, quale sede decentrata di palazzo Belgrado, potenziata di recente, ma cui i cittadini della zona possono far riferimento già da diverso tempo e per numerosi servizi primari. Interventi cui si sono aggiunte anche le considerazioni di Adriano Piuzzi e Vito Zucchi (Fi), e di Paolo Collaone e Pio Costantini (Ln).
Pur rimarcando l’opportunità di una più efficace progettualità per la montagna e stigmatizzando il fatto che la campagna informativa avrebbe dovuto partire con più anticipo, la necessità di una corretta informazione è stata sottolineata anche dai banchi dell’opposizione, da Flavio Pressacco, Ivano Strizzolo ed Enzo Barazza (Margherita), ai diessini Renato Antonelli e Pietro Del Frate, fino a Giordano Menis (Sdi).