PALUZZA: Una lapide in memoria di Erwin Maier

Il primo agosto 2000 il giovane carabiniere Erwin Maier perdeva la vita
scalando la parete nord dell’Eiger, in Svizzera. Sabato 27 luglio, in una
suggestiva grotta ai piedi delle Cinque Torri, che già ospita le lapidi di
altri caduti in montagna e che potrebbe essere chiamata la «Cappella della
Memoria», è stata benedetta una targa in suo ricordo.
Fortemente voluta dai colleghi di Cortina e da quanti hanno conosciuto e
amato Erwin, la targa, in bronzo, è stata eseguita da una ditta locale e
riporta la fotografia del carabiniere atleta durante una difficile
arrampicata.
La semplice ma toccante cerimonia ha visto la partecipazione pressoché di
tutti i carabinieri della locale stazione, guidati dal comandante, il
capitano Semeraro, che ha ricordato il Maier come un subalterno che si
faceva stimare e amare – testualmente – «come un fratello». Don Floriano
Pellegrini ha fatto la benedizione, usando l’acqua del posto e un ramoscello
di larice. E’ seguita la recita, tutti assieme, della «Preghiera di chi ama
le montagne», composta dallo stesso sacerdote.
Erano presenti i familiari di Erwin e numerosi amici della Carnia e, in
particolare, di Paluzza, sua terra natale. Ove Erwin sarà ricordato con una
messa il primo agosto e la prima domenica di settembre con la gara «Il volo
dell’aquila», ideata e patrocinata dal comune di Paluzza per onorare l’
illustre concittadino, prematuramente scomparso. Nello stesso centro carnico
sta per essere realizzato, partendo da una donazione di don Pellegrini, un
piccolo museo etnografico, denominato «Collezioni dell’Amicizia – Erwin
Maier», che contribuirà a rafforzare e renderà permanente, nel nome della
cultura e dell’amicizia, il legame tra Ampezzo, Cadore, Zoldo e la Carnia.
Nel 1995, durante una spedizione sulla catena dell’Himalaia, Maier e i
colleghi Peter Nicola Cemin e Walter Nones misero in atto una rischiosa
impresa di salvataggio di alcune comitive rimaste intrappolate da alcune
valanghe, ottenendo, in seguito, la medaglia d’argento al valore dell’
esercito e un encomio solenne. Erwin allora aveva solo 24 anni!

***

Le parole di don Floriano:
In lui tutti noi. Con lui a fianco, con lui nel cuore sentivamo di vivere
con più intensità; della vita, così bella e così fragile, percepivamo
immediatamente il lato migliore.
Trascinati dal vortice dirompente della sua limpida e virile gioia di
vivere, dal suo entusiasmo, dal suo slancio, dalla sua incredibile
generosità nell’affrontare ogni dovere e ogni progetto di conquista,
sentivamo sgorgare in noi il desiderio di seguirlo e che, già coltivando
questo desiderio di imitarlo, diventavamo migliori.
Egli ci era maestro, senza accorgersi, con il suo stile di vita, con la
fedeltà nella condivisione degli impegni, con la sua amicizia cristallina.
Nei suoi occhi vispi e trasparenti di ragazzo rivedevamo noi, nei nostri
giorni migliori, la gioia e lo slancio di quando, adolescenti, speravamo e
progettavamo per il nostro avvenire le cose più belle e oneste, e sentivamo
in noi la forza e la determinazione sufficienti per raggiungerle. Senza
ripensamenti, delusioni o appesantimenti, con la fronte alta e lo sguardo
limpido alle mete lontane e in qualche modo così vicine.
Erwin, piccolo grande uomo, compagno amabile, dolce amico: le nostre vite
riescono a sopravvivere grazie al tuo amore e alla tua presenza, limpida e
intensa, come allora. Oggi è come allora. E, se anche una lacrima bagna il
nostro sguardo, perché non ti scorge all’orizzonte, il cuore vede ancor
meglio la scia della tua perenne primavera. Mandi, in eterno, Erwin! All’
alba del nostro nuovo incontro, arrivederci, amico!