Dalla Cisl il quadro dell’economia in Alto Friuli
Continua
inarrestabile il calo generale degli occupati (- 2,7%) e del numero
di imprese attive (- 4,1%), un segnale positivo però arriva
dall’Industria che nell’ultimo triennio 2011-2013 è
ritornata ad assumere in Alto Friuli (627 addetti in più, pari
al +4,2%).
Questi
alcuni dei principali dati emersi dall’annuale analisi sul Mercato
del Lavoro effettuata dalla Cisl Alto Friuli, rielaborando gli
ultimi dati disponibili forniti dai Centri per l’Impiego, integrati
con quelli messi a disposizione dalla Camera di Commercio di Udine. A
disposizione del territorio il quadro aggiornato sulle imprese, gli
addetti ed i settori produttivi del comprensorio dell’Alto Friuli,
ossia i 63 comuni di Carnia, Tarvisiano, Gemonese, Sandanielese e
Tarcentino.
IMPRESE
PER TERRITORI E SINGOLI COMUNI
Sono
11.469 le imprese attive a fine 2013 nel comprensorio di riferimento
della Cisl Alto Friuli nelle quali sono impiegati 42.073 addetti; 3,7
addetti in media per impresa e 7,74 imprese per 100 abitanti. In
percentuale rispetto all’intera Provincia di Udine le imprese sono
il 25% e gli addetti sono il 23,4%.
A
livello di singoli comuni la parte del leone – sia per quanto
riguarda il numero di imprese attive che di addetti – la fanno
inevitabilmente i centri più grossi, Tolmezzo (817 imprese e
3.942 addetti), Gemona del Friuli (797 e 2.936), San Daniele del
Friuli (754 e 3.320), Buja (588 e 2.629) e Fagagna (588 e 2.395). In
coda Dogna (16 imprese e 13 addetti), Preone (7 e 11) e Ligosullo
(5 e 3).
Per
quanto riguarda invece il numero di imprese per 100 abitanti, in
testa si piazzano Sauris (13,38), Coseano (12,56), Dignano (12,14).
In fondo alla classifica invece Bordano (3,62), Cavazzo (3,21) e
Preone (2,65).
La
media di addetti per impresa attiva vede primeggiare Amaro (31,4
– in virtù della grande zona industriale), Osoppo (12,7 –
anche qui a pesare gli insediamenti produttivi del Cipaf) mentre al
terzo posto a sorpresa Forni di Sotto (5,8 – grazie alla ripresa
positiva dell’occupazione della zona artigianale un tempo famosa
per le occhialerie). A fine graduatoria invece Montenars (1,2), Dogna
(0,8) e Ligosullo (0,6).
SETTORI
PRODUTTIVI
Analizzando
le imprese attive per settore – in un quadro aggregativo territoriale
che fa riferimento alle competenze dei Centri per l’Impiego –
si riesce a delineare le varie vocazioni: il Sandanielese
prevale nel settore agricolo (33%) mentre nel Gemonese, in Carnia,
nel Tarvisiano e nel Tarcentino i Servizi conquistano le fetta
maggiore (dal 30 al 34,5%).
A
livello di percentuale di numero di addetti per settore, invece
la Carnia si contraddistingue per l’alto numero di occupati nel
commercio (32,4%); il Tarcentino nell’Industria (39,1%) così
come il Sandanielese (43,5%) ed il Gemonese (42%); il Tarvisiano nei
Servizi (42,1%). Tra le curiosità che emergono
rapportando i singoli territori rispetto all’intera Regione FVG, si
scopre che il Gemonese vanta il bacino più ampio in fatto di
percentuale di addetti occupati nel settore delle Costruzioni
rispetto a tutti gli altri settori (20% del totale). La Carnia
detiene il medesimo primato per quanto riguarda il Commercio (32,4%).
Complessivamente
l’intero Comprensorio Cisl dell’Alto Friuli, come abbiamo
segnalato, conta 42.073 addetti così suddivisi: 2.080
addetti in Agricoltura, 15.456 nell’Industria, 6.144 nelle
Costruzioni, 7.993 nel Commercio e 10.397 nei Servizi.
Negli
ultimi tre anni (2011-2013) si sono perse 494 imprese (- 4,1% contro
il – 2,3% dell’intero FVG) e ben 1.165 addetti (-2,7%) rispetto ad
un decremento regionale del 2,6 complessivo.
La
gran parte della contrazione di addetti si registra in Agricoltura
(-17,5%) seguita dai Servizi (-8,4%); dalle Costruzioni (-3,1%) e dal
Commercio (-2,3%). L’Industria segna a sorpresa un dato positivo
(+4,2%) rispetto al dato negativo regionale (- 3%).
IL
COMMENTO
“Nella
costante cascata di segni meno, qualche speranza la incominciano a
vedere concretamente – commenta il segretario generale della Cisl
Alto Friuli Franco Colautti – il fatto che l’Industria abbia
invertito la rotta testimonia che le grandi imprese insediate in
questi territori continuano ad avere mercati importanti e che la
manodopera locale sia un punto di eccellenza per le stesse. Non
dobbiamo comunque perdere di vista tutte le altre necessità
del sistema produttivo territoriale – aggiunge Colautti –
l’edilizia infatti continua a soffrire e urge rimettere in moto il
settore, così come per il settore agricolo ci aspettiamo un
rilancio di filiere”.