40.000 euro in banca, entrate mensili e beni immobili, ma richiede i Buoni spesa Covid
Tra le primissime misure economiche messe in campo lo scorso mese di marzo dalla Protezione Civile e dai Comuni per fronteggiare l’emergenza sanitaria legata al Covid-19, vi sono stati i cosiddetti “buoni spesa solidali”, a sostegno dei nuclei familiari maggiormente esposti, così da soddisfare i bisogni alimentari più urgenti ed essenziali.
La necessità di assicurare l’erogazione dei sussidi alle famiglie realmente bisognose e meritevoli di aiuto ha dato avvio ai dovuti controlli che, nelle scorse settimane, hanno portato alla luce le prime otto posizioni irregolari, tutte essenzialmente riconducibili a persone che hanno falsamente attestato il loro stato di indigenza.
In particolare, la Guardia di Finanza di Latisana ha accertato che nei momenti più delicati dell’emergenza epidemiologica, quando il lockdown era esteso all’interno territorio nazionale, alcuni cittadini della provincia di Udine hanno presentato autocertificazioni non veritiere, dichiarando di non possedere fonti di sostentamento finanziario e di trovarsi in condizioni di difficoltà economica e povertà, tali da non consentire loro nemmeno il minimale approvvigionamento di generi alimentari e di prima necessità.
Tra i casi più rilevanti vi è quello di una persona che ha falsamente attestato il proprio stato di indigenza, in modo strumentale all’ottenimento del sostegno alimentare, potendo in realtà contare, ad aprile 2020, su un entrate superiori a 2 mila euro, nonché su disponibilità finanziarie in banca per più di 40 mila euro, oltre che su alcuni beni immobili. I “buoni spesa” sono sussidi dell’importo massimo di 500 euro, in relazione ai componenti del nucleo familiare. La loro erogazione si basa sulla sussistenza di due requisiti: l’assenza di una posizione lavorativa all’atto della presentazione della domanda (ovvero il possesso di “entrate” per importi non superiori a un limite di circa 600 euro) e disponibilità finanziarie sui rapporti bancari e postali inferiori a una determinata cifra (generalmente 2 mila euro, per l’interno nucleo familiare).
Sulla base di tali presupposti, è in corso l’esame di oltre 700 posizioni relative ad altrettanti richiedenti, prendendo a riferimento le informazioni presenti nelle banche dati informatiche in uso alla Guardia di Finanza. Al ricorrere di iniziali irregolarità, le attività di riscontro vengono sviluppate su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Udine, facendo soprattutto ricorso allo strumento investigativo delle indagini bancarie.
Le otto persone responsabili di aver falsamente attestato il loro stato di indigenza sono state tutte segnalate per la violazione dell’articolo 316-ter del codice penale, relativo alla indebita percezione di erogazioni pubbliche, avendo le stesse palesato una capacità economica e finanziaria ben superiore ai limiti fissati per richiedere i “buoni spesa”.
Oltre alla restituzione di quanto indebitamente ottenuto, per i responsabili è prevista una sanzione amministrativa compresa tra 5 e 25 mila euro.
Le attività di controllo, destinate a proseguire sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria e in stretta collaborazione con gli Enti concedenti, testimoniano l’impegno della Guardia di Finanza nell’azione di contrasto a ogni forma di illecito nel settore della spesa pubblica, nella prospettiva di reprimere i comportamenti fraudolenti, capaci di compromettere l’accesso a fondi e aiuti pubblici da parte dei cittadini onesti e più bisognosi.