41^ Anniversario del Terremoto del Friuli, quattro leve da cui ripartire
L’Associazione dei consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia assieme all’Associazione Comuni terremotati e sindaci della ricostruzione ha presentato a Udine, nella sede della Regione, il documento “Ricostruzione del Friuli: riflessioni e proposte”, elaborato congiuntamente.
Un’iniziativa – hanno spiegato i presidenti dei due sodalizi Dario Barnaba Fabio e Di Bernardo – di piena attualità, proprio a ridosso del 41º anniversario del sisma del 1976, per ricordare ancora una volta l’importanza che nella riuscita della ricostruzione ha avuto il ricorso all’istituto della delega da parte dello Stato alla Regione e con la facoltà di quest’ultima di avvalersi degli enti locali. Un’autentica novità, che davvero può essere considerata la madre di tutte quelle scelte che nel loro insieme hanno formato quello che conosciamo come Modello Friuli. Così il documento elaborato punta a non far rimanere circoscritta quell’esperienza, ma a trarre indicazioni per il futuro, a partire da una memoria che non deve esaurire la sua forza ma sia in grado di trasmettere alle nuove generazioni i valori che l’hanno caratterizzata.
In questo senso la fase dell’emergenza e della ricostruzione, seppur collegate, vengono declinate distintamente, considerando una serie di passaggi cruciali in cui una accorta e costante politica della spesa si coniuga con le esigenze della sicurezza sismica degli edifici; ma anche si realizza un costruttivo rapporto tra Regione e Università di Udine, e un nuovo rapporto tra Regione e Autonomie locali.
Un rapporto, quest’ultimo, da attuare anche per comparti di materie, che in tal modo gioverebbe alla valorizzazione dell’intero nostro sistema istituzionale: una tale scelta riformista – hanno evidenziato – costituirebbe inoltre un positivo utilizzo della nostra specialità e potrebbe essere d’esempio per altre Regioni.
Perchè il ben riuscito Modello Friuli di ricostruzione post sismica non ha trovato, al di là delle parole, applicazioni nei sismi successivi in Italia? – è la domanda che si sono posti i sindaci e consiglieri nell’elaborare il documento.
Se è vero che ogni terremoto e ricostruzione hanno proprie specificità derivanti dalle caratteristiche del territorio, delle comunità che lo abitano e della realtà politica, istituzionale e culturale locale, vanno anche valutate le nostre carenze nella divulgazione. Il Museo Tiere Motus e il centro di documentazione sul terremoto e la ricostruzione, situati a Venzone, sono realtà integrate in grado di dare una proiezione nazionale e internazionale del Modello Friuli e stanno alla base di un progetto divulgativo che deve coinvolgere in iniziative coordinate tutti soggetti che si occupano di terremoto e ricostruzione. Importante sarà l’Esercitazione antisismica internazionale (Seismic emergency response management – International training school) in programma a Portis di Venzone.
Ma fondamentale in tutto ciò è il valore della democrazia – hanno sottolineato Barnaba e Di Bernardo – che è elemento cardine di quel processo in cui si sviluppò il ruolo della politica, dei partiti, delle forme sociali e produttive, della Chiesa friulana; una rete di protezione e partecipazione sociale capace di ascoltare, valorizzare le idee, fare sintesi, orientare le scelte e le leggi.
Per questo il documento all’analisi unisce una serie di indicazioni concrete invitando la Regione a rappresentare allo Stato alcuni punti prioritari: fare proprie le parti sostanziali del cosiddetto Modello Friuli, con un provvedimento quadro che valga da riferimento per il futuro nel caso di nuove calamità sismiche; mettere in sicurezza gli immobili nelle zone a rischio sismico; dotarsi di un proprio piano pluriennale per la sicurezza sismica nelle aree ora sismiche; assumere iniziative tese a conservare la memoria; dare corso al trasferimento di funzioni di gestione al sistema delle autonomie locali.