Nessun rinvio a giudizio per l’esposto sul piano delle maxi-emergenze di Gemona
Nessun rinvio a giudizio per gli ultimi tre direttori generali che si sono susseguiti alla guida dell’Azienda sanitaria n.3 Alto Friuli. Per l’ente che rappresentavano/rappresentano solamente un richiamo formale ad una condotta più rispettosa del cittadino.
Questo l’esito dell’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Udine da parte del gruppo “Io voglio l’ospedale a Gemona” lo scorso aprile 2015, attraverso il quale si era denunciata l’impossibilità di attuare il protocollo delle maxi emergenze previsto dalla stessa azienda sanitaria, a causa della riduzione del personale.
Tale riduzione era dovuta all’eliminazione della seconda ambulanza notturna con relativo equipaggio (tolta in via sperimentale fino al 31 dicembre 2014, ma mai più reinserita in organico), alla chiusura di alcuni reparti (da cui quindi era impossibile richiamare infermieri) e dall’utilizzazione della seconda ambulanza diurna per trasporti e trasferimenti verso altri nosocomi. “Tali scelte – hanno aggiunto dal gruppo – a nostro parere scellerate, non permettono di garantire le maxi emergenze (ad esempio un incidente stradale grave) in un territorio vastissimo, con industrie, scuole ed attività lavorative, dall’Austria all’hinterland udinese”.
“Non sono stati però ravvisati i reati penali – spiegano ancora in una nota gli aderenti al Comitato dopo aver ricevuto le motivazioni dell’archiviazione, a seguito dell’udienza del 20 Novembre scorso – ma non si esclude la rilevanza in sede amministrativa del comportamento dei dg in relazione ai fatti denunciati”.
Il giudice ritiene che: ” … vi fossero comunque ragioni di opportunità e corretezza che suggerivano da parte di un ente pubblico una condotta più rispettosa dei bisogni che la cittadinanza aveva manifestato con toni certamente civili, non petulanti o molesti, e rispondenti a obiettive esigenze di rassicurazione in ordine all’erogazione di servizi primari per la salute”.
L’esposto lo ricordiamo, aveva fatto seguito a una diffida all’attuale direttore generale dell’Aas3 Benetollo in cui si chiedevano spiegazioni circa la decisione e eventuali correttivi previsti. “Non abbiamo mai ricevuto una risposta, nemmeno dopo i gravissimi fatti di Cividale e Rivoli d ‘Osoppo – concludono – Il provvedimento sottolinea chiaramente quello che andiamo dicendo da mesi: che nè l’Aas3, nè i massimi esponenti regionali, presidente Serracchiani e assessore Telesca, nè il direttore generale Marcolongo stanno dando ai cittadini delle risposte adeguate, costringendoli a riferirsi all’autorità giudiziaria. Questo, dal nostro punto di vista, non lascia spazio a dubbi: le scelte attuate in sede di riforma sanitaria si basano ben poco su dati e studi specifici, ma hanno spesso seguito l’ideologia politica”.