Sanità, il sindaco di Gemona Urbani: “Cambiare rotta prima che ci scappi il morto”
“Fino ad ora nella sfortuna siamo stati comunque fortunati, ma è tempo di cambiare rotta prima che ci scappi il morto”. Paolo Urbani, sindaco di Gemona del Friuli torna a rivolgersi ai suoi colleghi, chiamandoli a “reagire nei confronti della Regione” dopo le continue ripercussioni negative che sta avendo sul territorio pedemontano la riforma sanitaria.
“I casi relativi all’insufficiente disponibilità delle ambulanze sul territorio, l’annunciata riconversione da marzo del Pronto Soccorso, le prime criticità che stanno emergendo a livello finanziario nella gestione della nuova azienda sanitaria n.3 – elenca il sindaco – sono segnali da recepire per tempo altrimenti il baratro sarà inevitabile”.
Per questo Urbani chiede di aprire una riflessione prima di tutto sui confini dell’Azienda, “troppo ibrida” per reggere i cambiamenti, invitando al contempo sindacati, “in particolare la Cgil incredibilmente silente da mesi”, a tornare dalla parte dei cittadini e dei comitati.
“Ancora una volta il Piano delle emergenze fortemente criticato da questa e da altre amministrazioni, così come dai comitati locali – fa notare Urbani – mostra tutti i suoi limiti. Non si è pensato infatti che nel momento in cui un Ospedale viene privato di certe funzioni e quindi deve rivolgersi altrove quando queste vengono richieste, inevitabilmente le ambulanze a disposizione non possono intervenire per le emergenze proprio perchè usate per il trasporto di malati da Gemona a Tolmezzo o da Gemona a San Daniele e viceversa; abbiamo bisogno che questi mezzi di soccorso perlomeno raddoppino, come già evidenziato più volte, altrimenti il problema si acuirà in maniera esplosiva con la trasformazione del Pronto Soccorso gemonese in punto di primo intervento”.
“Casi come quelli a cui siamo stati abituati in questi mesi non erano mai successi, è evidente che c’è qualcosa che non va e qualcuno deve fare il Mea Culpa. Troppo facile poi sparare su quello che sta succedendo a livello finanziario – aggiunge ancora Urbani – ci dicevano che con la nuova Azienda si raggiungevano risparmi e invece fanno fatica a far quadrare i conti, e in un colpo solo si sono mangiati gli utili che negli anni avevamo accantonato”.
L’INTERVENTO DI BARBARA ZILLI
Sulla questione è tornata ad intervenire anche il consigliere regionale Barbara Zilli: “Dove sono le ricadute positive per la montagna della riforma sanitaria se l’ambulanza da Gemona a Osoppo ci mette 30 minuti ad arrivare?”
L’esponente leghista se lo chiede commentando l’episodio accaduto nei giorni scorsi a Osoppo, situazione nella quale l’ambulanza, contrariamente a quanto previsto dagli standard europei, ha impiegato trenta minuti ad arrivare da Gemona, perché impegnata con un altro servizio.
“L’assessore Telesca ci ha sempre ripetuto che, con la riforma, la sanità sarebbe stata più vicina al territorio e che il nuovo Piano delle emergenza avrebbe reso il servizio più completo. Al netto di quanto successo, che per fortuna non ha avuto conseguenze gravi, come è possibile allora che un’ambulanza ci metta trenta minuti per percorrere poco più di cinque chilometri? Ed è solo di pochi mesi fa la notizia di un intervento fatto dai sanitari del Pronto soccorso di Gemona con un mezzo dei Vigili del fuoco”.
“Quali sarebbero quindi le ricadute positive dalla fusione dell’Aas 3 con l’Aas 4 se in mancanza di un’ambulanza a Gemona non è stata nemmeno inviata una ambulanza da San Daniele? Si sta verificando quello che avevamo previsto già mesi fa. Non è possibile licenziare un piano delle emergenze senza una simulazione di quello che potrebbe accadere ridistribuendo mezzi e uomini. Il piano così com’è redatto non assicura una copertura del territorio, soprattutto in montagna. A quanti altri casi simili a questo dovremo assistere prima che l’assessore Telesca e la presidente si rendano conto che il Piano va modificato secondo quanto è stato chiesto dalle opposizioni e dai comitati?” – aggiunge Zilli – “Se Serracchiani e Telesca continueranno ad andare dritte per la loro strada, davvero non ci rimarrà altro che ricorrere al referendum e allora saranno i cittadini a dire la loro, confermando che questa riforma fatta così penalizza fortemente i territori periferici. Fino a prova contraria, anche i cittadini dell’Alto Friuli e della montagna in generale sono cittadini del Friuli Venezia Giulia, non meno di chi abita nei grandi centri, che hanno diritto ai servizi al pari degli altri”.