Corsi d’acqua e bacini montani, arriva il “cartellino giallo” alla Regione FVG
Nei giorni scorsi Legambiente FVG aveva scritto alla Presidente della Regione ed all’assessore regionale all’Ambiente protestando per l’abrogazione della norma regionale che vietava il rilascio di concessioni idroelettriche nei piccoli bacini idrografici, di superficie inferiore ai 10 kmq. Contro tale abrogazione è in atto una raccolta di firme che presto verranno consegnate alle autorità suddette.
“Tale abrogazione – tornano all’attacco gli ambientalisti – avveniva evidentemente, su spinta e pressione delle imprese di derivazione idroelettrica che hanno sempre visto la norma abrogata come fumo negli occhi. Nel chiedere il ripristino immediato della norma, avevamo citato documenti comunitari e provvedimenti amministrativi di tutela dei piccoli bacini già adottati da altre Amministrazioni. Ma ora è lo stesso Comitato Istituzionale del Distretto idrografico delle Alpi Orientali, Autorità sovraordinata anche alla Regione Autonoma, a stabilire tale divieto con una esplicita delibera, indirizzata a tutte le Amministrazioni competenti, in cui si richiama, in modo forte e chiaro, che: “al fine di preservare le caratteristiche di naturalità proprie dei piccoli bacini montani e dei torrenti montani non sono ammesse nuove derivazioni ad uso idroelettrico ovvero varianti significative di esistenti derivazioni, qualora il bacino sotteso dall’opera di presa sia inferiore o uguale a 10 kmq”. Quindi, il divieto è imposto non solo sui bacini piccoli, ma su tutti i bacini sottesi, anche quelli appartenenti a bacini di dimensioni superiori”.
Ma non solo, Legambiente rende noto che nella delibera si richiama la necessità di adottare valori di Deflusso Minimo Vitale adeguati al mantenimento delle biocenosi acquatiche ed alle caratteristiche idromorfologiche dei corsi d’acqua, modulando i rilasci in relazione alla stagionalità in corso ed alla quantità d’acqua presente a monte dell’opera di presa, “condizione debolmente prevista dall’attuale bozza di Piano Tutela Acque”.
“Il deflusso minimo vitale deve essere garantito sull’intero tratto sotteso dalla derivazione idroelettrica. Pertanto – proseguono da Legambiente – è necessario che il valore della portata da rilasciare a valle del manufatto di presa sia incrementato in relazione agli eventuali fenomeni di naturale dispersione sul tratto sotteso e che sui corpi idrici, il cui stato di qualità inferiore al buono sia imputabile alla derivazione idroelettrica, il rinnovo delle concessioni di derivazione è subordinato all’adozione di misure di mitigazione (es. aumento della portata rilasciata), da parte del concessionario, per il raggiungimento e mantenimento dell’obiettivo di qualità ambientale. Ciò significa, per esempio, che nel Tagliamento, a valle dello sbarramento di Caprizi, dove oggi ci sono solo sassi, dovrà essere rilasciata una maggiore quantità d’acqua tale da ripristinare la continuità idraulica oggi inesistente”.
E infine, per ottenere la concessione di derivazione d’acqua per uso idroelettrico in corpi idrici in stato inferiore al buono vengono dettate rigorose misure cui il richiedente dovrà ottemperare ai fini del raggiungimento dello stato di buono, condizione minima prevista dalla Direttiva Acque per tutti i corsi d’acqua.
Legambiente, “nel ribadire alle autorità competenti la necessità di ripristinare immediatamente la norma abrogata onde evitare l’assalto dei derivatori anche ai piccoli torrenti montani, vigilerà affinché tutte queste disposizioni vengano recepite nell’approvando Piano di Tutela delle Acque (buoni ultimi in Italia analogamente, a quanto vediamo in questi giorni, per il Piano Faunistico Regionale) ed in particolare vigilerà sull’attuazione del divieto di prelievo nei piccoli bacini e di adeguamento del Deflusso Minimo Vitale e sui relativi controlli, oggi non effettuati da alcuno. Legambiente FVG”.