La Sanità nella Posta Militare, il nuovo libro targato Avanzato-Gottardis
Sta uscendo in questi giorni il libro scritto da Pier Giuseppe Avanzato e Claudio Gottardis dal titolo La Sanità nella Posta Militare in Zona Carnia, 1915-1917, edito da Andrea Moro di Tolmezzo. Il libro, patrocinato dal Comune di Tolmezzo, verrà presentato in Sala Consigliare sabato 30 gennaio alle ore 17.
Gli autori si prefiggono di ricostruire l’organizzazione logistica delle strutture sanitarie in Zona Carnia, basandosi sulle franchigie militari e cioè le cartoline che venivano fornite gratuitamente ai soldati per la loro corrispondenza.
Le Sezioni di Sanità utilizzavano le barelle per soccorrere e trasportare i feriti dalle linee di fuoco ai posti di Soccorso Avanzato, situati entro gli ottocento metri e in posizione riparata. Poi, in relazione ai collegamenti con sentieri o alla viabilità delle mulattiere, potevano essere usate sempre le barelle, ma non solo, anche le teleferiche, le ambulanze su slitta, quelle ippotrainate e poi quelle a motore, a sei post, le moto-ambulanze, e cioè moto con sidecar modificate per trasportare 2 malati in barella. I feriti portati in alcuni centri di raccolta o in infermerie avanzate, riparate dal tiro nemico, per essere sottoposti ad una primitiva valutazione di gravità, ai primi soccorsi e di qui trasportati con camion adattati allo scopo o con ambulanze, anche chirurgiche, agli ospedaletti che potevano ospitare fino a 50 letti o ai più grandi ospedali da campo che localizzati alla base delle vallate potevano disporre di 100 letti.
Gli ospedali di Tappa più lontani dal fronte erano maggiormente attrezzati e adatti anche a lunghe convalescenze. Per decongestionare le strutture c’erano poi i treni ospedale che trasferivano i pazienti agli ospedali territoriali, all’interno del paese. Gli autori cercano di raccontare, descrivere e documentare la dislocazione delle strutture sanitarie della Zona Carnia che comprendeva oltre alla Carnia col Settore But Degano, il canale del Ferro con il Settore Val Fella ed infine le retrovie che arrivavano a Gemona, Artegna e Osoppo. Il racconto si snoda tra curiosità e le vicende umane di alcuni feriti, spesso descritte nei diari personali o nei libri parrocchiali. Nella saggistica sulla grande guerra l’argomento sanitario è assai poco considerato come pure la storia postale, i due settori di ricerca che abbiamo esplorato.
Ogni cartolina doveva riportare il timbro di Posta Militare dell’unità servita e per quelle sanitarie, distribuite ai feriti o ammalati ricoverati anche un timbro con una numerazione progressiva della struttura e la sua tipologia. Indicare una struttura sanitaria con un numero, e non il nome della località, serviva per quel che poteva valere, a non fare conoscere l’ubicazione della struttura al nemico, quindi era motivato da ragioni di sicurezza. Non si trattava di strutture fisse perché, specie le infermerie e gli ospedaletti potevano spostarsi a seconda delle esigenze belliche.
Il libro sarà corredato da circa 200 fotografie e 100 franchigie, a documentazione di quanto asserito.
Il libro si conclude con un capitolo specifico dedicato alle principali malattie cui poteva incorrere il soldato, dal piede da trincea fino ai gravi shock nervosi, e al tipo di lesioni traumatiche legate alle nuove e più devastanti armi: mitragliatrici, artiglierie di grosso calibro, gas letali, ecc , senza dimenticare i primi tentativi di guerra biologica col colera e il tracoma.
Avanzato e Gottardis si augurano che lo sforzo fatto per ricostruire l’organizzazione della Sanità Militare attraverso la storia postale possa essere apprezzato dai tanti cultori dell’argomento e non solo.