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Soldi pubblici per l’impianto a biomasse di Sauris, ma non ha mai prodotto un Kilowatt

E’ di 7 persone denunciate – coinvolte a vario titolo per i reati di concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato, abuso d’ufficio e turbativa d’asta – e altre 25 segnalate alla Procura della Corte dei Conti, il bilancio dell’inchiesta portata avanti dalla Guardia di Finanza di Trieste, sotto l’egida della Procura della Repubblica di Udine, che ha fatto emergere un danno erariale pari ad 2.700.000 euro.

cippatoIl tutto ha avuto origine dalla richiesta di contributi per la costruzione di una centrale a biomasse a Sauris. La finalità della richiesta alla Regione Friuli Venezia Giulia era senz’altro meritoria: sarebbe stato un impianto innovativo, in grado di produrre energia termica ed elettrica, utilizzando biomassa reperita sul territorio, pertanto a bassissimo impatto ambientale. La realtà dei fatti – purtroppo – racconta di una vicenda che si è conclusa con esiti diversi. La centrale – la cui realizzazione è stata possibile grazie a circa € 1.700.000,00 di soldi pubblici – non è mai stata pienamente funzionante. Benché i certificati di collaudo attestassero la regolare esecuzione dei lavori sin dalla fine del 2008, infatti, a tutto il 2015 non ha mai prodotto un solo kW di energia elettrica. I contributi pubblici, invece, sono stati regolarmente ottenuti proprio sulla scorta di quelle certificazioni e in virtù delle attestazioni presentate annualmente alla Regione.

La Guardia di Finanza di Trieste, coordinata dalla Procura della Repubblica di Udine, ha scoperto non solo che l’impianto era strutturalmente inidoneo al funzionamento ma che è stato necessario sostenere ulteriori ingenti costi per l’integrale sostituzione di diversi componenti essenziali. Una moltitudine di soggetti, sia privati che pubblici, coinvolti a vario titolo nella realizzazione dell’ opera, era perfettamente a conoscenza di tali anomalie, ma tutti hanno taciuto per non incappare nella revoca dei contributi che, inevitabilmente, sarebbe intervenuta qualora la centrale non fosse stata terminata nel rispetto dei tempi.

Sebbene l’impianto non fosse funzionante, i progettisti ed esecutori dei lavori sono stati tutti pagati senza alcuna possibilità per il Comune di rivalersi sulle garanzie fidejussorie, nel frattempo svincolate. Dunque, come risolvere il problema senza farlo sapere a nessuno? Da quanto emerso dall’operazione della GDF, sarebbe bastato affidare il ripristino della funzionalità a chi ha progettato l’opera e ne ha diretto i lavori senza, però, creargli alcun nocumento economico. La soluzione è stata facile: ammortizzare i costi di rimessa in funzione attraverso i ricavi che sarebbero stati conseguiti dalla gestione ventennale della centrale. Tutto questo, ovviamente, senza ricorrere a procedure di aggiudicazione trasparenti, come previsto dalle norme vigenti.

 

3 pensieri riguardo “Soldi pubblici per l’impianto a biomasse di Sauris, ma non ha mai prodotto un Kilowatt

  • Adriano Rainis

    ” Di un comune”???? Perchè non si fa il nome?

  • Finalmente, si potrebbe indagare su tutti gli impianti a Biomasse,ne verrebbe fuori una situazione imbarazzante in merito anche ai risparmi certificati.

  • carlo petris

    L’Impianto di Biomasse di Ampezzo, secondo le relazioni dei tecnici fatte per proporre la validità della trasformazione, avrebbe dovuto abbattere i costi del riscaldamento del Centro Anziani, che usava gasolio, del 28% e delle scuole medie che usava olio combustibile denso in una prima relazione del 37% per poi proporlo alla pari. Risultato il centro anziani viene a pagare il 31% in più e il comune per le scuole il 30% circa in più. Vorrei veder i costi della centrale di biomassa di Prato carnico e di Forni Avoltri. E noi paghiamo…………..

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