La coesione del modello Friuli per tornare a creare occupazione
Una ricostruzione non solo materiale ma anche morale, che partì dalle fabbriche prima ancora che dalle case, espressione di un senso di comunità, di solidarietà e di partecipazione che furono alla base del modello Friuli. Un modello che deve essere riscoperto e riproposto oggi, per superare una crisi che ha cancellato migliaia di posti di lavoro e molte imprese che avevano saputo resistere e crescere dopo il terremoto del 1976. Questo il messaggio che Cgil, Cisl e Uil lanciano insieme da Gemona e da Venzone, dove i leader delle confederazioni, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, hanno partecipato alla commemorazione delle vittime del sisma e del ruolo fondamentale che ebbe il sindacato nella ricostruzione.
![stele manifatture sindacati](https://www.studionord.news/wp-content/uploads/2016/04/stele-manifatture-sindacati-168x300.jpg)
La visita dei segretari generali, partita da Gemona con l’omaggio alla stele che ricorda gli 11 operai delle Manifatture uccisi dalla scossa del 6 maggio, è proseguita nel municipio di Venzone, dove Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato anche una mostra fotografica che rievoca le tappe della ricostruzione e le tante battaglie che videro allora protagonista il sindacato a fianco dei terremotati. Nelle parole del segretario della Uil friulana Ferdinando Ceschia il racconto di quegli anni e di una voglia di partecipazione e di democrazia che attraversò con impeto anche il sindacato, dando vita a un modello organizzativo che ci diede caratteristiche più autonome, più snelle e più libere». Nelle parole di Ceschia anche il ricordo della voglia di restare, le difficili lotte per la legalità e la sicurezza nei cantieri del dopo terremoto, il no dei lavoratori all’esodo verso le spiagge e a una nuova emigrazione, l’elogio di «un fare “di bessoi” che fu espressione di orgoglio, non di sdegnosa autosufficienza».
Questa la lezione che viene dal terremoto e da una ricostruzione che, per Susanna Camusso, ebbe successo «anche perché ci fu programmazione e capacità di immaginare un futuro, ciò che manca clamorosamente oggi, con la totale assenza di un modello di sviluppo e di una politica di investimenti pubblici». Da qui l’appello, espresso anche dalla segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, a «riscoprire la centralità del lavoro nella ricostruzione delle comunità e la centralità della persona in un’Europa che sta smarrendo il senso della solidarietà, come dimostrano purtroppo anche i risultati delle elezioni austriache». A rafforzare il concetto il leader della Uil Carmelo Barbagallo: «Il sindacato – queste le sue parole – non intende confrontarsi in ginocchio, ma ridisegnare un nuovo modello di confronto di relazioni da offire al Paese, come seppre fare il Friuli con la ricostruzione».
A fianco dei segretari generali, dei rappresentanti territoriali di Cgil-Cisl-Uil, Villiam Pezzetta, Franco Colautti e Ferdinando Ceschia, e dei i sindaci di Venzone e di Gemona, Fabio Di Bernardo e Paolo Urbani, anche la presidente della Regione Debora Serracchiani, già proiettata verso le celebrazioni del 40° anniversario del 6 maggio, che vedranno la presenza, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, anche dell’allora commissario straordinario Giuseppe Zamberletti. «Insieme – ha spiegato Serracchiani – per ricordare una ricostruzione che fu un esempio concreto di federalismo, grazie al coinvolgimento diretto della Regione e dei sindaci, un modello capace non soltanto di ricostruire le case, le fabbriche e il nostro patrimonio artistico e architettonico, ma anche di preservare un senso di comunità che sopravvive ancora oggi».