Lunedì 28 settembre, alle ore 18.30 nella sala del Consiglio del Comune di Tolmezzo è in programma la presentazione del libro “Alla gentilezza di chi la raccoglie -Dall’inferno di Buchenwald una storia vera”, scritto dalla tolmezzina Raffaella Cargnelutti, Critica e storica dell’arte, con già diverse pubblicazioni alle spalle.
Questa la presentazione del volume che ripercorre la storia del padre Giulio Cargnelutti (Tolmezzo, 1912-2007), scultore carnico che all’età di 32 anni, il 31 luglio del 1944, venne fatto salire dai tedeschi sul treno che l’avrebbe portato al campo di concentramento di Buchenwald.
Giulio Cargnelutti
Alla gentilezza di chi la raccoglie riesce a scrivere con un lapis di fortuna Giulio Cargnelutti sulla busta della lettera, prima di lanciarla dal vagone che lo sta portando in Germania. Il tenente, catturato dalle SS il 20 luglio 1944 a Tolmezzo, vuole informare a ogni costo la giovane moglie e i suoi cari che sono completamente all’oscuro di quanto gli sta accadendo. Per Giulio questo sarà un viaggio lunghissimo che lo porterà, nei carri bestiame piombati, sino al campo di Buchenwald, dove trascorrerà oltre nove mesi come deportato politico, senza possibilità di ricevere pacchi e corrispondenza da casa. Ma Cargnelutti, in maniera fortunosa, riesce comunque a dare notizie di sé alla moglie Eugenia con alcune cartoline postali e, nei lunghi mesi di prigionia, a disegnare anche un diario per immagini del dramma umano che si consuma attorno a sé. Nel mentre continua a pregare, a credere in Dio, a cercare di non arrendersi al sistematico annientamento umano organizzato dai nazisti nei campi di sterminio. Da sfondo alle vicende personali di Cargnelutti, si delineano gli ultimi tragici mesi della guerra in Friuli con le ritorsioni nazi-fasciste e l’invasione dell’esercito cosacco-caucasico che per oltre nove mesi invaderà i paesi della Carnia. Ma a stemperare la ferocia della guerra, non mancano alcuni significativi episodi di eroismo silenzioso ad opera dei ferrovieri e delle numerose donne, ragazze, anziane che accorrevano per ristorare e aiutare quei poveri internati e deportati, transitati a migliaia tra Udine e Tarvisio nei lunghi treni della morte. Questo romanzo, che si basa su una storia vera, racconta l’esperienza tragica vissuta da un prigioniero in un Lager di deportazione, ma anche la capacità del protagonista di aver saputo affrontarla e superarla grazie all’amore, alla fede, all’arte e, in ultimo, al perdono.
Raffaella Cargnelutti
Raffaella Cargnelutti (1957) vive a Tolmezzo; lavora al Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali, Villa Manin di Passariano. Si è dedicata alla ricerca e valorizzazione della pittura di paesaggio dell’Ottocento e Novecento in Friuli. Ha curato studi e monografie dedicate a: Cornelia Corbellini (1988); Artisti carnici del Novecento (1991); Arturo Cussigh (1993); Giuseppe Barazzutti (1994); Pievi e chiese in Carnia (1994); Aldo GioBatta Foschiatti (1995); Giovanni Macor (1996); Giuseppe Da Pozzo (1996); Carnia. Itinerari. Arte (1996); Marco Davanzo (1997); Antonio Menossi (1997); I Mussinano di Cercivento. Storia di una famiglia carnica nei secoli XVIII e XIX (1997); Giovanni Moro (2001); Appunti per una storia del ritratto pittorico in Carnia. Opere dal XVI al XVIII secolo (2005). In corso di pubblicazione: San Martino, Tolmezzo e la Carnia; L’opera imperfetta, vita e opere del pittore Gianfrancesco da Tolmezzo. Il ritratto di Maria è la sua prima esperienza narrativa.
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