Fedriga a Roma per parlare di Schengen: «Il muro sul confine sloveno è l’ultima ipotesi»
La situazione migratoria sul confine orientale è stata al centro dell’audizione del governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, presso il Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, a Roma.
Durante il suo intervento, il governatore ha posto l’accento sulle specificità di flussi “di natura e intensità diversa rispetto a quelli che caratterizzano la rotta mediterranea, che richiedono misure decise tanto sul fronte del contrasto che della prevenzione. Azioni tanto più necessarie anche alla luce delle tensioni che stanno scuotendo i campi profughi della Bosnia, che portano a temere l’intensificarsi delle partenze verso il Friuli Venezia Giulia”.
Fedriga ha dunque elencato i risultati della collaborazione tra il Governo e l’Amministrazione regionale, “che, in meno di un anno, ha portato alla diminuzione del 20% dell’accoglienza di irregolari e al potenziamento delle Forze dell’Ordine per incrementare il presidio dei confini lungo la Slovenia”.
Proprio con la Slovenia sono stati inoltre avviati, il primo luglio scorso, pattugliamenti congiunti. “Un’iniziativa importantissima – ha sottolineato il governatore – che rappresenta un’ulteriore risposta concreta a un fenomeno di portata storica”.
“L’accordo di Schengen non prevede solo la libera circolazione di persone e merci, ma anche il controllo dei confini europei da parte dei Paesi membri – ha detto Fedriga -: un punto troppo spesso dimenticato che è invece opportuno sottolineare con forza specie in risposta ai flussi migratori che stanno colpendo l’Italia e l’intero continente. L’impiego di barriere fisiche lungo i confini con la Slovenia è un’ipotesi che prenderemo in considerazione solo nel caso in cui le altre misure messe in campo non risultassero sufficienti a contrastare il fenomeno dell’immigrazione illegale”.
“Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia – ha precisato Fedriga – la fascia confinaria sensibile si estende per una trentina di chilometri”. Sarebbe questa, dunque, e non tutti i 232 chilometri che separano l’Italia dalla Slovenia, la superficie interessata dai barrieramenti che, nelle parole del governatore, “avrebbero il compito di contenere e incanalare gli ingressi in punti più agevoli da monitorare per le Forze dell’Ordine”.
“I principi di responsabilità e legalità – ha poi commentato Fedriga a margine dei lavori – devono tornare a essere i capisaldi della nostra casa comune: nessun diritto può infatti essere rivendicato se, a esso, non fa paio un dovere”.