Si sta come d’autunno a Ovaro senza ponte
Riceviamo e pubblichiamo una nota della lista civica “Insieme per Ovaro” riguardante il ponte di San Martino, inagibile da fine ottobre 2018 in seguito alla Tempesta Vaia.
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Ovaro 1865: il ponte di San Martino viene ripristinato in 8 giorni, “…ed in fatto nel giorno di San Martino, 11 novembre, che ivi era mercato, la comunicazione anche dei rotabili era ripristinata” (da G.B. Lupieri – Cronache sulla Carnia, l’Italia, il mondo).
Rendendoci conto che per gli Amministratori le occasioni di passare per San Martino si siano rarefatte, visto che Eleonora ha dovuto chiudere l’osteria di Cella e il posto più vicino dove fermarsi a bere qualcosa è verso nord l’hotel Aplis e dal lato opposto il “Cral” di Muina, ci sentiamo in dovere di raccontare loro cosa succede a fondovalle.
Se non ci sbagliamo a gennaio il vicepresidente Riccardi ci aveva lasciati con la promessa che l’avvio della progettazione sarebbe stato entro marzo con riapertura del ponte a fine estate per un impegno di 750.000 euro (che ci chiedevamo dove andassero a finire visto che il ripristino era stato stimato da addetti ai lavori in circa due settimane).
Da notizie recenti, ed anche alla luce di quanto riportato nel cartello di cantiere, sembra invece che la fine lavori venga procrastinata a gennaio (quando mai in Carnia un lavoro è finito a gennaio?) Nel frattempo, come nella poesia di Ungaretti, “si sta come d’autunno a Ovaro senza ponte“.
Ma l’impresa allora in questi due mesi cos’ha lavorato a fare? L’impresa anziché riempire il terrapieno franato ha finito di spianarlo, ricavando un enorme varco attraverso il quale ha tracciato una strada. Una strada? Si: una larga strada bianca attraverso la quale corrono i camion carichi di ghiaia. Prendono la ghiaia a monte del ponte e la costipano a valle, oltre l’abitato di Cella. Evidentemente il “businisse”, come lo chiamava il Padrino, sono i camion che corrono con la ghiaia, mica il lavoretto del terrapieno che finisce subito.
Da quello che sappiamo, se si vuole risagomare un alveo, avanzando con il terrapieno lo proteggi, realizzando le scarpate con grossi massi che ne impediscano l’erosione. Se si realizza un chilometro di terrapieno con materiale sciolto e poi, inaspettata come ogni anno ma puntuale, arriva la montana dai Sants, il livello dell’acqua si alza e si porta via la ghiaia che se ne va giù fino al primo sbarramento riempiendo l’invaso.
Certo, in questo modo qualcuno dovrà pagare altri camion che nuovamente correranno su e giù a portare ghiaia fino alla destinazione successiva. Qualcuno avrà del nuovo lavoro da fare ma… questo a qualcosa a che fare con i cittadini di Ovaro? Qualcuno sta controllando questo lavoro o visto che “tanto lo fa la Protezione civile” nessuno si premura di andare giù ogni tanto a sorvegliare?
A nostra memoria si tratta di una viabilità comunale, dunque di una proprietà nostra. Qualcuno se ne fa carico con “la cura e diligenza del buon padre di famiglia”?
Nessuno pare interessarsi del permanere del grave disagio per i residenti, che per raggiungere Ovaro dalle frazioni di destra Degano, sono costretti a percorrere decine di chilometri ogni giorno.
I cittadini chiedono a questo punto a quale ufficio debbano rivolgersi per avere il rimborso delle spese e dei danni derivati dal protrarsi dell’ interruzione del transito sul ponte.
La strada che conduce al ponte è invasa dalle erbacce come se non dovesse venire più riaperta. Si conta di ripulirla il giorno prima dell’ inaugurazione? Ecco: queste sono cose che non dovremmo segnalare noi perché scontatamente a conoscenza dell’Amministrazione e invece pare di essere in un posto dove non c’è nessuno a dirigere (ah guardi, io sono qui per caso) salvo farsi vedere ogni tanto assieme a qualche “potente” in visita che non manca di rilasciare dichiarazioni sulla necessità di “accelerare la digitalizzazione di Ovaro”
La digitalizzazione in un comune che non ha nemmeno un ponte per passare dall’altra parte? A vegnarès da tiraà jù quatri porcos, ma il Signor di chest nol’à nissuna colpa.
LISTA CIVICA “INSIEME PER OVARO”