La minoranza di Tarcento: «Variante 40, la Regione ci dà ragione»
“Avevamo visto giusto e le osservazioni che abbiamo rivolto alla variante 40 hanno colto nel segno. Il fatto che la Regione abbia eccepito su molti punti nevralgici di questa variante dimostra quanta approssimazione ed incompetenza guidino gli atti dell’amministrazione Steccati”.
Tutti i consiglieri comunali di minoranza del Comune di Tarcento hanno convocato la stampa per spiegare come la “giunta regionale “amica” abbia severamente bacchettato le scelte urbanistiche operate nella variante dei vincoli”.
“La Regione ha fatto a pezzi la variante 40 con sette riserve vincolanti che certificano in modo chiarissimo quante contraddizioni siano alla base di alcune modifiche volute dal sindaco. Sono punti non certo secondari, dall’autostazione al verde pubblico, da villa Spezzotti alla viabilità di collegamento: tutte situazioni dove la giunta ha deciso di forzare le norme e ignorare le leggi di riferimento e le autorità sovraordinate, Regione in primis, contando che tutto passasse in cavalleria. La Regione invece, pur guidata da un’amministrazione allineata politicamente, non ha potuto certo trascurare le evidentissime lacune che questa variante porta con sé, alcune delle quali erano al centro delle 12 osservazioni da noi presentate nel mese di luglio”, hanno spiegato i consiglieri Francesco Cragnolini, Mario Pagnutti, Maurizio Petri, Anna Toffoletti, Walter Tomada e Carlo Toniutti, che hanno analizzato in concreto le analogie fra i loro rilievi e quelli della Regione.
Ora l’amministrazione può rispondere a queste riserve e cercare di aggiustare la situazione, “ma su alcuni di questi punti sarà ben difficile che riesca a trovare la formula magica per replicare in modo coerente alla Regione e alla Soprintendenza ai beni culturali, archeologici, delle belle arti e del paesaggio – dicono gli esponenti dell’opposizione –. Sono diversi infatti i punti dove “la Variante non costituisce adeguamento al Piano Paesaggistico Regionale ma interferisce, spiegano chiaramente le riserve, con alcuni beni tutelati dallo stesso Ppr” o con il vincolo della Soprintendenza”.
Primo tra i nervi scoperti di questa variante è il contestato progetto per una nuova autostazione in Piazza Libertà, che la Regione giudica incoerente alle previsioni del Piano regionale dei trasporti che prevede per Tarcento la possibilità di costruire un Centro Intermodale di Mobilità Regionale di 2° livello. Il Piano Comunale del Traffico ha localizzato tale struttura in Piazza Libertà, dove però la Regione non vede giustificata la funzione di “intermodalità” (scambio tra diversi tipi di trasporto) da una struttura che verrebbe realizzata a due chilometri dalla stazione ferroviaria che nei Cimr finora realizzati viene integrata alle autostazioni e ai depositi delle corriere tentando di costituire un tutt’uno. La Regione chiede al Comune di esplicitare in che modo verrebbe a realizzarsi l’eventuale integrazione fra gomma e rotaia, ma nel contempo considera come la previsione inserita nell’attuale Variante non sia quella di un Cimr, bensì venga indicata come “Parcheggio di interscambio” e nulla più. Ciò crea una discrepanza rispetto al Piano del Traffico e alle stesse intenzioni dichiarate dalla giunta che lo ha predisposto.
“Anche la viabilità regionale di 1° livello viene toccata dalla Variante e non sfugge alle riserve della Regione come il Comune di Tarcento abbia voluto sostituirsi agli enti sovraordinati titolari delle decisioni in materia disegnando una rotatoria a Collalto sulla ss.13 Pontebbana quando su strade di titolarità statale o regionale i Comuni possono solo “recepire progetti approvati dalla Regione o dagli enti competenti che allo stato attuale non risultano essere stati predisposti” – aggiungono i consiglieri di minoranza –. La Variante fra l’altro interviene in più punti lungo il corso della Pontebbana non mantenendo le fasce di rispetto stradale fissate dalla Regione: e anche qui la cosa viene rimarcata a dovere, un altro bel pasticcio”.
Altra questione eclatante è quella relativa ai resti della storica Villa Spezzotti, già dimora della famiglia di Luigi Spezzotti, sindaco di Udine e poi senatore del Regno, e comando nazista durante la seconda guerra mondiale quando fu sede di torture ai danni di partigiani e semplici civili.
“Nella Variante il compendio della villa, abbandonata da decenni e circondata da un ampio parco, viene fatto oggetto di un’enorme lottizzazione da oltre 15 mila metri quadri, in termine tecnico una zona residenziale C – spiega la minoranza –. Nella fase di elaborazione della Variante tale nuova zona C è stata presentata senza che vi fosse nessun tipo di istruttoria sulle caratteristiche del bene architettonico che doveva essere sacrificato alla nuova lottizzazione. Per questo i consiglieri di minoranza avevano chiesto lo stralcio finchè non fosse disponibile un parere tecnico dettagliato sugli aspetti storico-architettonici e naturalistico-paesaggistici del sito. La Regione è andata oltre specificando che la previsione del Comune viola il Piano Paesaggistico Regionale perché l’ambito è ricompreso nella fascia di tutela del torrente Soima, e la zona di espansione residenziale non prende minimamente in considerazione l’impatto sul bacino del corso d’acqua. Il vero colpo di grazia sul progetto viene però dato dal parere negativo che la Soprintendenza ha fornito rispetto all’eventualità della demolizione di una Villa che lo stesso Comune ha recentemente inserito in un volume sulle architetture liberty di pregio della “Perla del Friuli”, proprio mentre dava via libera alla sua distruzione. Al di là delle opinioni, il fatto sconcertante, a giudizio dei consiglieri di minoranza, è che nella fase di valutazione il sindaco, prima di evitare questo inutile dispendio di energie e di risorse, non si sia preso la briga di fare una chiamata alla Soprintendenza che aveva avviato un procedimento per vincolare il bene in oggetto”.
Infine, sempre a proposito del mancato rispetto della pianificazione ambientale e paesaggistica sovraordinata, a finire nel mirino della Regione è anche la possibilità contemplata dalla Variante di “effettuare il disboscamento, sradicamento di alberi ed estrazione di ceppaie anche nelle zone boschive vincolate dalle Norme di attuazione del Piano Paesaggistico Regionale”.
“La riduzione di superficie boscata in tali contesti viola quindi le regole attualmente vigenti e non può essere unilateralmente disposta dal Comune in zone di pregio, come ad esempio il colle di Sant’Eufemia. Su questo la Regione non ha voluto transigere, dimostrando al sindaco Steccati che nessuno è al di sopra delle norme e che non si può cementificare e disboscare a piacimento. Siamo soddisfatti che la Regione abbia dimostrato che quanto abbiamo sempre sostenuto era nell’interesse dei cittadini e del rispetto della legge e del patrimonio storico e naturale del territorio; le numerose riserve sollevate in tutte le sedi, infatti, nascono dal buon senso e dai dati tecnici, statistici e storici e non, come vuole far sembrare il sindaco Steccati per una mera opposizione politica. Ogni altra considerazione appare superflua”, concludono i 6 esponenti della minoranza.