Carnia e Carabinieri attoniti per la scomparsa di Paolo Straulino
Una notizia che ha lasciato tutti attoniti in Carnia è arrivata questo pomeriggio.
Paolo Straulino, 49 anni di Sutrio, maresciallo dell’Arma dei carabinieri, comandante della stazione di Tolmezzo, si è tolto la vita sparandosi alla tempia con la pistola d’ordinanza.
L’hanno trovato i colleghi nelle vicinanze del lago dei Tre Comuni.
Al momento non si conoscono i motivi del tragico gesto, ma Straulino avrebbe lasciato un video.
Originario di Sutrio, era entrato nell’arma dei Carabinieri nel 1991. Dopo un periodo trascorso al Nucleo operativo di Venezia, aveva fatto ritorno in Friuli. Per dieci anni, dal 2004 al 2014, aveva comandato la stazione di Villa Santina per poi prendere il comando di quella di Tolmezzo.
Sposato, aveva una figlia di 15 anni.
“Esprimiamo il cordoglio ai familiari e colleghi del maresciallo dei Carabinieri: una tragedia che colpisce uomini e donne che ogni giorno prestano la loro opera per garantire sicurezza e che lascia un senso di profondo sconforto”, dice l’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti
Ecco quanto si legge su Infodifesa, il portale di informazione per il comparto sicurezza e difesa, che per primo ha diffuso la notizia.
Nel silenzio dei media, continua la strage silenziosa degli appartenenti alle Forze di Polizia, numeri che stracciano ogni statistica e che dovrebbero far capire che il problema non è solo di natura familiare o economico, è un malessere più profondo e inascoltato.
Apprendiamo in anteprima che oggi un maresciallo dell’Arma dei carabinieri, comandante della stazione di Tolmezzo, in provincia di Udine, si è suicidato con un colpo alla tempia esploso con la pistola d’ordinanza.
Non si conosce, al momento, la causa del gesto. I suicidi si susseguono con una cadenza impressionante. Una strage trasversale che interessa uomini e donne di tutte le realtà del comparto sicurezza e delle forze armate. Il 2019 è stato un devastante pere Forze di Polizia con oltte 60 suicidi. Purtroppo anche il 2020 è iniziato con questo trend negativo, soltanto pochi giorni fa un finanziere si è tolto la vita.
Numeri allarmanti, in percentuale doppi rispetto alla popolazione italiana, ma anche nettamente superiori a Paesi analoghi al nostro. Inferiori solo alla Francia, dove il fenomeno dei suicidi costituisce una vera e propria emergenza.
Ancora oggi non si riesce a tracciare una linea programmatica di prevenzione in termini di benessere e salute delle operatrici e degli operatori della Polizia di Stato.
I vertici delle forze di polizia, ancora oggi, non perdono occasione di sostenere che non esiste una linea di demarcazione netta tra la dimensione personale dei lavoratori di polizia e quella professionale, ma anche di riaffermare la tesi secondo cui “il rischio fa parte del nostro mestiere”. Il rapporto di lavoro è ancora legato al concetto di “appartenenza”, è così che vengono definiti lavoratrici e lavoratori di polizia. I poliziotti sono solo parte di questa società, appartengono a qualcosa o a qualcuno che, però, non si prende cura di loro. Sono elementi di una relazione estremamente destrutturante che, se non spiega la fenomenologia del disagio nel suo complesso, ne alimenta gli effetti negativi.
Il suicidio tra gli appartenenti alle Forze di Polizia è una vera e propria emergenza, una condotta distruttiva, sintomo tragico di una profonda sofferenza interiore, di un disagio personale fatto di concause che si correlano a sofferenza della nostra esistenza quotidiana. C’è il desiderio disperato di dignità in un essere umano che sceglie il suicidio.