EconomiaFVG

Mareschi Danieli: «La politica non ha compreso la gravità dell’emergenza economica»

“L’ultimo decreto conferma l’impostazione del precedente. C’è qualche leggera apertura, ma non riguarda, se non marginalmente, la manifattura. Non è quello che auspicavamo. Ogni settimana di chiusura in più, infatti, rischia di pregiudicare la futura ripresa delle attività produttive. Molte aziende, purtroppo, non avranno la forza di farlo. Per questo siamo molto preoccupati. Abbiamo la sensazione che la politica non abbia compreso appieno la gravità dell’emergenza economica che è seguita a quella sanitaria”.

Lo afferma la presidente di Confindustria Udine Anna Mareschi Danieli in riferimento alle ultime decisioni annunciate ieri sera dal premier Conte, che prevedono in particolare il prolungamento delle restrizioni fino al 3 maggio. Rispettiamo le decisioni assunte, ma continuiamo a manifestare questa preoccupazione e a fare proposte. La salute delle persone è al primo posto – prosegue Mareschi Danieli –. Per questo suggeriamo al Governo di superare la classificazione per codici Ateco delle attività produttive, privilegiando invece un approccio fondato sulla sicurezza dei lavoratori. Il concetto è tanto semplice quanto chiaro, dal nostro punto di vista: apra chi è in grado di garantire la sicurezza, indipendentemente da altre logiche settoriali. Chi non è in grado di farlo si prenderà il tempo necessario per attrezzarsi e lo aiuteremo a farlo”.

“Noi non facciamo politica. Noi non giudichiamo i governi. Confindustria avanza proposte, analizza e giudica i provvedimenti – continua la presidente di Confindustria Udine -. In questo caso, il vero limite, a monte di tutto, è una mancanza di visione. Stesso discorso per quanto riguarda le strategie e i tempi della ripartenza. Il fattore tempo è diventato fondamentale. Non solo bisogna pensare adesso alla cosiddetta Fase 2 in termini strategici, ma bisogna fare. Bisogna fare subito. Questa è una crisi pesantissima, ma è anche un’occasione per l’Italia che vuole cambiare passo. Abbiamo davanti a noi una fase di ricostruzione e rigenerazione nazionale. Mettiamo in campo le risorse migliori per riformare e modernizzare il Paese. Il tempo è poco, le sfide sono enormi, in chiave nazionale, europea e globale. Le risposte dello Stato ai cittadini, alle imprese, devono essere all’altezza. Da questo punto di vista, anche il decreto liquidità varato in settimana ci lascia perplessi”.

“La via scelta dal Governo per uscire dall’emergenza è quella di favorire l’indebitamento delle imprese. Non è una scelta indolore – aggiunge Anna Mareschi Danieli -. Più alto è l’indebitamento, più difficile diventa investire. Ma, quel che è peggio, sono i tempi di rientro: 6 anni non sono sostenibili. Prendiamo la crisi del 2008: non sono bastati 10 anni al Paese per riguadagnare gli stessi livelli di PIl. Si pensa veramente che ce la faremo in 6 anni? Veniamo poi al sistema delle garanzie. Per le piccole imprese lo Stato garantisce i prestiti al 100%, ma più che piccole, queste sono micro imprese. Moltissime aziende per ottenere questo prestito in emergenza dovranno comunque attivare con le banche una valutazione del merito del credito. E questo è un problema. I prestiti dovrebbero essere articolati su almeno 10/15 anni di durata. E la garanzia totale dello Stato deve essere allargata alla maggioranza delle imprese. Aggiungo: non è accettabile che le scadenze fiscali siano prorogate per soli due mesi, mentre lo Stato si concede due anni in più di accertamenti fiscali come previsto nel precedente decreto, il cosiddetto Cura Italia. Se facciamo indebitare le imprese per pagare le tasse significa che non si è capito nulla”, conclude la presidente di Confindustia Udine.