Coronavirus, Pezzetta (Cgil Fvg): «Sulla fase 2 servono prudenza e regole chiare»
«Il problema vero non è quello di anticipare i tempi per un’eventuale estensione delle attività produttive autorizzate a riaprire. Quella scadenza è stata fissata per decreto e siamo assolutamente contrari, lo ribadiamo, a fughe in avanti a livello regionale, che ci sembrano del resto difficilmente ipotizzabili se non inserite in un quadro nazionale e non suffragate dai referenti scientifici del Governo». È quanto afferma il segretario regionale della Cgil William Pezzetta in merito ai tempi e alle regole della cosiddetta fase due. «Il rischio – afferma Pezzetta – è che il dibattito si fossilizzi sui tempi della fase due, sui quali in ogni caso spetta al Governo decidere, tralasciando il vero obiettivo, che è quello di vigilare oggi, giorno per giorno, sulle condizioni di sicurezza nelle aziende dove già si lavora, che non sono poche. Su questo sono stati firmati protocolli ben precisi, sia a livello nazionale che in Fvg, che vedono coinvolti l’amministrazione regionale, le organizzazioni imprenditoriali e i sindacati: siamo pronti al confronto per aggiornare quei protocolli in vista della cosiddetta fase due, ma senza fughe in avanti e mantenendo la sicurezza come obiettivo prioritario».
Quanto a un eventuale allentamento delle restrizioni, per il numero uno della Cgil regionale non si vedono le condizioni per anticiparne i termini rispetto al 3 maggio, e si trattava di un’impostazione condivisa anche dalla Giunta regionale». Pezzetta, in ogni caso, chiede di «non ridurre tutto a uno scontro tra Guelfi che vogliono riaprire a tutti i costi e Ghibellini che chiedono chiusure a oltranza». Quello che serve, sostiene, sono nuove regole e procedure per garantire condizioni di sicurezza sia all’interno delle aziende, a partire dalle dotazioni di Dpi e dal mantenimento delle distanze, che sul territorio, quindi sui mezzi pubblici, nelle città, nei pubblici esercizi». Il tutto nel quadro di una gestione che resti condivisa, com’è stato per i protocolli sottoscritti fin qui: «Non vorremmo invece che parte del sistema imprenditoriale – afferma – pensasse a modelli di autogestione della sicurezza e dei controlli, che se in parte potrebbero essere ipotizzabili nelle imprese più strutturate e sindacalizzate, sicuramente non lo sono in quel tessuto di piccole e piccolissime imprese che costituiscono la maggioranza del tessuto produttivo regionale. Sono necessarie regole chiare, univoche e valide per tutti, all’interno di un quadro dove tutti i soggetti coinvolti concorrano a fornire appoggio, consulenza e un’adeguata rete di controllo, con il pieno coinvolgimento quindi delle organizzazioni sindacali territoriali, delle Rsu e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, aziendali e territoriali. In gioco non c’è soltanto il diritto alla salute e alla sicurezza di ogni singolo lavoratore, ma la salute e la sicurezza di tutti, e in particolare di quelli che sono più esposti agli effetti più gravi di un’epidemia che solo nel nostro Paese ha già un bilancio ufficiale di oltre 21mila morti e che ha rischiato di portare al collasso il sistema sanitario. Un rischio che purtroppo non è ancora scongiurato. Ripartire senza adeguate garanzie sarebbe clamoroso autogol anche per chi, come noi, spera in una pronta ripresa economia e sociale del Paese».