I committenti non pagano le fatture agli autotrasportatori Fvg, la fase 2 rischia il blocco
Il mancato pagamento delle fatture, un’eventualità stimata tra le conseguenze più pericolose del Covid-19, è diventata realtà, ingenerando una crisi dentro la crisi. A farne le spese e a sentire già gli effetti è, quasi paradossalmente, un settore che ha consentito di mantenere sempre reperibili i beni essenziali e di recapitare a casa gli acquisti online, ovvero il settore dell’autotrasporto regionale.
A denunciare una situazione «serissima» è Stefano Adami, presidente di Confartigianato Trasporti Fvg: «Le nostre aziende stanno vivendo un grave problema di liquidità dovuto alla mancanza dei pagamenti da parte dei committenti» spiega, cui s’aggiunge «l’aumento dei costi di gestione dell’attività per la perdita dei viaggi di ritorno e gli anticipi della cassa integrazione ai dipendenti».
Adami non nasconde una realtà nota, che in questo momento rappresenta un ulteriore elemento di fragilità, ovvero «la sottocapitalizzazione del comparto, che non è in grado di sostenere ancora a lungo un’emergenza come questa. Ma se crolla la catena logistica del trasporto – avverte -, collassa l’intero apparto produttivo e distributivo regionale e italiano, mettendo in ginocchio la ripresa della Fase 2».
Per chi si trova di fronte le fatture non pagate, lanciare il grido d’allarme non basta. Confartigianato Trasporti Fvg ha perciò elaborato l’elenco degli interventi che le istituzioni dovrebbero mettere in campo, chiedendo contestualmente alla Regione di farsene portavoce nei confronti del Governo laddove non possa intervenire direttamente.
«Occorre un provvedimento di anticipo immediato sulle fatture non pagate dalla committenza e varare un provvedimento che fissi il termine di 60 giorni, al massimo, per il pagamento – elenca Adami -; serve una riduzione delle polizze Rc Auto, dato che gran parte del parco veicolare è fermo e il rischio incidentalità è quindi inferiore; bisogna intervenire sull’abbattimento delle principali voci di costo, cioè gasolio, con la riduzione dell’accise, pedaggi autostradali, tassazione del costo del lavoro». Non da ultimo, Adami sostiene la necessità di «tutelare le imprese nazionali, limitando il più possibile il lavoro delle imprese estere sul mercato nazionale. Anche in questo caso, Confartigianato Trasporti Fvg ha individuato una pista di lavoro: «Lo sgravio fiscale ad aziende che conferiscono incarico di trasporto a vettori locali e italiani a fronte di tariffe eque».
La partita della sopravvivenza delle piccole e medie imprese artigiane dell’autotrasporto si gioca però anche intervenendo in Europa. Da qui la sollecitazione di Adami alle istituzioni e anche agli europarlamentari affinché «sia approvato con urgenza il “pacchetto mobilità”, contrastato e rinviato dai Paesi dell’Est Europa, per avere chiarezza ed omogeneità di regole nel settore ed evitare il dumping sociale».
Se i problemi ci sono, ci sono dunque anche le possibili vie d’uscita. «Si avvii un confronto costruttivo tra le istituzioni e la categoria – conclude il presidente di Confartigianato Trasporti Fvg, per programmare le fasi d’uscita da questa emergenza economica».
(nella foto Stefano Adami)