Anche dal Friuli il commosso ricordo di Ezio Bosso
“Udine-Codroipo… Ancora una volta, attraversammo ancora stanze, attraverso la stanchezza e il dolore di una tristezza. Attraversati dall’affetto che vibra di dolcezza, affetto sonante, affetto risuonante, in un suono che si allarga e attraversa il tempo. E resta indelebile, come la nostalgia della stanza incontrata, di sorrisi, di gentilezza a cui (ormai) appartieni. Riempi per un attimo ogni pezzo mancante e come ogni attimo… lascialo infinito. Grazie Udine”. Queste sono le parole che Ezio Bosso, venuto a mancare oggi a soli 48 anni, scrisse il 1 agosto 2017, dopo il suo concerto a Villa Manin, il quarto organizzato da Euritmica.
La sua malattia, una rara sindrome degenerativa, che l’aveva colpito all’improvviso nel 2011, non gli aveva mai impedito di coltivare le sue tante espressioni artistiche: i concerti, la composizione, la direzione d’orchestra, sempre con quel dolce sorriso sulle labbra.
Venne a Udine due volte: la prima, il 10 maggio 2016, i biglietti per il suo concerto al Teatro Nuovo da Udine andarono esauriti in 48 ore. Poi, sempre nel 2016, migliaia di persone lo applaudirono al Castello di Udine, nella serata finale di Udin&Jazz, il 28 giugno.
L’anno successivo, nuovamente due date, e altri due sold-out: il 12 febbraio al Teatro Verdi di Pordenone e il 31 luglio a Villa Manin di Codroipo.
Ezio era sempre felice di tornare a suonare per Euritmica, che intendeva riportarlo in Regione anche la prossima estate.
Il presidente di Euritmica, Giancarlo Velliscig, che era legato da un rapporto di amicizia vera con il pianista piemontese, lo ricorda così:
“Con Ezio Bosso, quattro incontri sui nostri palchi in un anno e mezzo! Quattro esauriti con un pubblico sempre affascinato, appeso alle sue note e alle sue parole, alle emozioni che un suo concerto sapeva trasmettere. Veri messaggi d’amore per la vita, del senso della vita che attraverso l’arte e la musica trova modo di esaltarsi e di superare anche le umane difficoltà e le più grandi sofferenze. C’era il lui un’energia positiva che il pubblico sentiva palpabile e stordente nella sua forza e delicatezza. La musica con lui compiva il miracolo per cui ha sempre accompagnato l’umano cammino, e che solo attraverso i suoi più grandi interpreti, come Bosso è stato, ha potuto raggiunge il punto più alto della sua parabola di bellezza. E, dopo i concerti, interminabili nottate a tavola, con il gusto della vicinanza, della condivisione di storie di vita e di musica, nel piacere di ricevere e dare autenticità e amicizia; empatie per altro non scontate, soprattutto nei rapporti di lavoro, come accaduto anche dalle nostre parti, in successive non felici esperienze. Ne parlavamo un paio di settimane fa, ipotizzando un concerto in regione ad agosto, con la sua Orchestra Europea, che sancisse in qualche modo la liberazione di tutti noi dall’incubo che, soprattutto interiormente, ci sta opprimendo e che di certo avrà bisogno di momenti alti di condivisione e di belle emozioni comuni per essere superato. Non c’è stato il modo. Ci mancherà”.
(foto Alice Durigatto / Phocus Agency e Barbara Domenis)