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Maltempo, per la Cisl Alto Friuli la montagna necessita di una pianificazione a lungo termine

Inutile continuare a pensare che siamo di fronte a fatti del tutto straordinari: oggi gli eventi climatici estremi rappresentano una normalità che va gestita attraverso interventi strutturali di prevenzione. “E’ impensabile – va subito dritto al punto il coordinatore della Cisl dell’Alto Friuli, Maurilio Venuti – che dopo Vaia, a distanza di due anni la nostra montagna sia di nuovo in ginocchio a causa della pioggia, del vento e della neve, fenomeni atmosferici di cui si conosce ormai la portata”. L’emergenza di questi giorni è stata al centro della riunione di oggi della Cisl dell’Alto Friuli, cui ha partecipato anche il Segretario regionale Franco Colautti, con delega alla montagna, e dalla quale è emersa tutta la preoccupazione per un territorio sempre più fragile e lasciato a se stesso. “Penso – incalza Venuti – ai problemi sulle rete elettrica con decide di famiglie al buio per diversi giorni, allo stato delle strade, soggette a franamento ed, in generale, alla fragilità idrogeologica alla quale si risponde ogni volta con le squadre di emergenza della Protezione Civile, che meno male ci sono, ma senza una pianificazione di interventi che siano davvero preventivi. Ad alzare il livello di allarme, all’interno della Cisl dell’Alto Friuli, è poi la sovrapposizione tra le calamità naturali e il Covid. “E’ chiaro che la situazione del territorio, a partire dalla viabilità e dagli spostamenti compromessi dal mal tempo, sta pesantemente incidendo anche sulla gestione della Covid e sulla possibilità per le persone anche solo di raggiungere, in caso di necessità, le strutture sanitarie”. Ed anche sulla sanità, la Cisl Alto Friuli interviene, sollecitando un ripensamento del modello previsto dalla riforma, andando a potenziare le strutture di Tolmezzo, Gemona e San Daniele, oggi in sofferenza per l’alto numero di contagi registrati anche nei comuni della Carnia, a differenza della prima ondata pandemica. “C’è bisogno – spiega di Venuti – di rafforzare i presidi sanitari della montagna, anziché di indebolirli: il Covid ci sta, infatti, insegnando che nessun territorio è esente dalle malattie e dai virus. Oggi c’è il Covid, ma domani potrebbe esserci una nuova emergenza che non deve vederci impreparati”. L’appello è, dunque, a non lasciare sola la montagna e ad occuparsi di tutto il comprensorio. “Non nascondiamo – commenta ancora il coordinatore della Cisl AF – il nostro disappunto nel vedere molto impegno concentrato su Tarvisio e molto poco sulle altre zone montane, anche per quanto riguarda gli sforzi per attutire l’impatto sul turismo degli impianti sciistici chiusi. Ci piacerebbe che la stessa attenzione fosse rivolta anche, per esempio alla Carnia e a Sappada”. Infine, la questione scuola, tassello vitale per la montagna, e che deve assolutamente tornare in presenza dal prossimo gennaio. “Come nel resto della regione – spiega Venuti – anche le scuole di montagna si sono rivelate luoghi sicuri: ora bisogna garantire la sicurezza di tutto il contesto affinché gli studenti possano tornare sui banchi e per questo bisogno partire dai trasporti pubblici, che nelle nostre zone sono fondamentali, forse anco più che in pianura, per garantire l’accesso a scuola di tutti i ragazzi e da tutte le frazioni”. Dal canto suo, il Segretario regionale Colautti, nell’assicurare la massima attenzione alle problematiche segnalate dal territorio, condividendone i contenuti, richiama la Regione a dare concretezza a quanto emerso dagli Stati generali della montagna del 23 e 24 dicembre 2018, e cioè attuare un progetto organico di rilancio del territorio, cogliendo anche le opportunità offerte dalle strategie per le Aree Interne.