Il film “Predis, la nazione negata” sbarca su Rai3
Dopo una distribuzione capillare nelle principali sale del Fvg, prima della chiusura dovuta all’emergenza Covid-19, il film “Predis, la nazione negata”, approda sulle reti Rai, che hanno già trasmesso, lo scorso dicembre, “Missus, l’ultima battaglia”, il primo film della trilogia che il regista Massimo Garlatti-Costa ha dedicato ai preti friulani. Predis (prodotto da Raja Films e Belka Media, e realizzato con il supporto di ARLeF, Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane, Fondo Regionale dell’Audiovisivo Fvg, Film Fund – Film Commission Fvg, Glesie Furlane) sarà dunque trasmesso in tre puntate nell’ambito di “La television par furlan”, Rai3 bis canale 103 del dtt.
SUL CANALE 103 DEL DTT – Il film sarà presentato in una nuova veste: una serie in tre puntate, la prima dedicata a don Giuseppe Marchetti, la seconda a don Francesco Placereani e quella conclusiva a don Antonio Bellina. Il primo appuntamento è in programma martedì 12 gennaio alle 21.50 (in replica venerdì 15 alle 21.40). La seconda parte del docufilm sarà invece trasmessa martedì 19 gennaio alla stessa ora (e anche in questo caso è prevista una replica venerdì 22, alle 21.40). L’ultimo appuntamento con Predis è invece per il 26 gennaio, sempre alle 21.50 (in replica venerdì 29, alle 21.40).
LA PELLICOLA – “Predis, la nazione negata” è il secondo capitolo di una trilogia che vuole raccontare la storia del Friuli e dei friulani che hanno lottato per la propria identità: è il prequel di “Missus, l’ultima battaglia”, pellicola del 2017 con cui Garlatti-Costa ha voluto documentare a che punto è la lunga battaglia dei preti di Glesie Furlane per il diritto di pregare nella propria lingua. Ora, «attraverso un viaggio nel ‘900 friulano Predis racconta la storia di tre preti friulani, don Giuseppe Marchetti, don Francesco Placereani e don Antonio Bellina che hanno dedicato la loro vita al Friuli e alla sua gente, insegnando la storia, la lingua e la cultura e, soprattutto, insegnando a riconoscere la propria identità e a lottare per essa», ha spiegato il regista. Predis propone una fotografia in bianco e nero che richiama un Friuli dimenticato ma eterno, abitato da persone che vivono e lavorano ancora a contatto con la terra. Una scelta dell’autore che così ha voluto «rappresentare il Friuli attuale, diverso purtroppo da quello che avrebbero desiderato i tre preti protagonisti. Un Friuli che ho voluto rappresentare in modo essenziale, crudo, quasi atavico. Le uniche riprese a colori sono quelle d’archivio in 8mm, che ci fanno vedere il Friuli al tempo dei tre preti». Uomini illuminati che avevano «anticipato i tempi e i pericoli che il futuro avrebbe portato. Proprio con questa visione i tre preti hanno cercato di far capire allo loro gente quanto importante fosse lottare per i propri diritti, la propria libertà di espressione, di lingua e cultura». Prosegue intanto la fase di sviluppo e di ricerca di finanziamenti per il terzo atto della trilogia, dopo “Missus, l’ultima battaglia” e “Predis, la nazione negata”, la sua «naturale conclusione – ha spiegato il regista – è “Aquilee, la nascita di un popolo”, che racconterà la nascita e la storia del popolo friulano».