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45 anni fa, il 6 maggio 1976, il Friuli finì in ginocchio ma subito si rialzò

Alle ore 21 del 6 maggio 1976 ebbe inizio in Friuli Venezia Giulia, una delle frequenze sismiche più forti e devastanti che l’Italia del XX Secolo abbia mai registrato.

La prima SCOSSA raggiunse magnitudo 6,4 della scala Richter, pari al IX-X grado della scala Mercalli. Moltissime saranno le repliche, le più forti l’11 e il 15 settembre 1976, con un’intensità che raggiunse quella di maggio.

La percezione della CATASTROFE fu immediata e, giorno dopo giorno, iniziò a delinearsi sempre più grave e drammatica. Il territorio colpito copriva una superficie di 5.700 chilometri quadrati, la popolazione coinvolta superava le 600 mila persone. Furono quasi 1000 i morti, oltre 3000 i feriti.

A una prima stima dei danni risultavano 18mila case distrutte, 75 mila danneggiate, 137 Comuni disastrati, 6.500 imprese compromesse, 18mila posti di lavoro a rischio, 10mila aziende agricole abbattute, altre 30mila sinistrate, 4.000 stalle e migliaia di capi di bestiame perduti.

Il Friuli è in ginocchio ma non si piega e subito si RIALZA. L’8 maggio a due giorni dal sisma, il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia si riunisce e stanzia 10 miliardi di lire per l’assistenza e la ricostruzione, mentre il Governo affiderà a Giuseppe ZAMBERLETTI l’incarico di Commissario straordinario dei soccorsi e della gestione dei fondi, che ancora oggi è esempio emblematico di risposta e di reazione a questa drammatica emergenza.

Il Governo investe e la Regione farà dei sindaci i suoi funzionari delegati. La linea è decisa: prima si pensa alle FABBRICHE, al lavoro, alla produzione, poi alle CASE. Si riparte abbinando ricostruzione a sviluppo, un disegno politico condiviso e sostenuto dalla comunità, che prosegue negli anni successivi. Si afferma quel MODELLO FRIULI che ancora oggi viene riconosciuto come strada innovativa e virtuosa di rinascita di un territorio.

La tragedia spinge la nostra comunità, forte di questa esperienza, a dotarsi per il futuro di un’organizzazione del soccorso più efficace e tempestiva, capace di intervenire capillarmente sul territorio: nasce così la PROTEZIONE CIVILE con una legge, la n.64 del 1986, riconosciuta quale prima normativa organica in Italia, che fu di ispirazione ed esempio per la successiva legge quadro nazionale del 1992.

Nel 1986, solo dieci anni dopo quel terribile schianto, il quadro generale complessivo era già positivo e incoraggiante con 16 mila case ricostruite, 72 mila ristrutturate, opere pubbliche ripristinate e funzionanti così come erano tornate attive fabbriche, aziende industriali e artigianali, strutture agricole e zootecniche. Le risorse stanziate dallo Stato vennero tutte impiegate, senza scandali o inchieste della magistratura.

Pezzo per pezzo il FRIULI venne ricostruito, con orgoglio, determinazione e capacità.

(testo a cura della Regione Friuli Venezia Giulia)