Angelo D’Agaro: «Favorevole al vaccino, ma ai dipendenti non ho imposto nulla»
Attesa a giorni la decisione del Governo riguardo all’uso del Green Pass sui mezzi di trasporto, mentre il mondo del lavoro è spaccato tra chi vorrebbe l’obbligo della certificazione per i lavoratori e chi è contrario ad imporre il vaccino.
Una situazione complessa, mentre la variante Delta continua a far salire i contagi anche se per ora non mette sotto stress gli ospedali. In questo scenario, per ora ogni azienda cerca di trovare la mediazione tra la sicurezza e la protezione del proprio business.
È la filosofia adottata alla D’Agaro Trasporti di Amaro, l’azienda con oltre 90 anni di storia che ha continuato a raggiungere l’Europa oltre al resto d’Italia anche in questi mesi, espletando il suo servizio essenziale. «In un anno e mezzo di pandemia non abbiamo avuto neppure un caso in azienda, nonostante i nostri continui viaggi anche in Europa», conferma il presidente Angelo D’Agaro, che ha una flotta di 44 mezzi e una nuova sede al Carnia Industrial Park, risultato di 2 milioni di investimento.
Non un caso, probabilmente, ma il risultato della «applicazione rigorosa da parte del personale in azienda e durante i trasporti di tutte le azioni necessarie a contenere la diffusione del Covid, dal distanziamento, all’uso degli igienizzanti», elenca. Un comportamento, per altro, che «abbiamo riscontrato anche nelle aziende con cui abbiamo rapporti per il trasporto delle merci: ogni imprenditore ha cuore la prosecuzione della propria attività e quindi abbiamo riscontrato in generale un’applicazione diffusa delle disposizioni, in particolare quella relativa al distanziamento. I contatti diretti sono ridotti al minimo ed effettuati sempre in sicurezza».
Ora però in ballo c’è l’utilizzo del Green Pass: renderlo o non renderlo obbligatorio per i lavoratori? «Personalmente sono più che favorevole al vaccino perché, se è doveroso tenere sempre in allenamento il senso critico, non si può mettere in discussione tutto e anche la scienza: se oggi l’età media è oltre gli ottant’anni e non molti decenni fa questa soglia ce la sognavamo, dobbiamo ammettere che è anche merito della scienza. Abbiamo in mano strumenti importanti, che forse non tutti sanno utilizzare al meglio».
Dunque, «vaccinazione sì senza “se” e senza “ma”», sottolinea D’Agaro, che però in azienda, naturalmente, non ha imposto nulla al riguardo. «Il vaccino non è un obbligo e il datore di lavoro non è tenuto a sapere la scelta dei propri dipendenti – ricorda -. Dagli scambi di considerazioni avvenuti in contesti del tutto informale, mi pare di poter dire che in azienda la vaccinazione ha largo seguito, ma resta un’impressione».
Perciò, D’Agaro continua a mettere in pratica scrupolosamente le norme anti Covid richieste dai protocolli sanitari che sin qui l’hanno preservata dai contagi. Quanto all’obbligo del Green Pass passa la palla alle istituzioni, pur ribadendo «la piena adesione al vaccino, che è una risorsa contro il virus», conclude D’Agaro.