Giada Andreutti: «Sognavo le Olimpiadi estive, andrò a quelle invernali»
Sono stati nove giorni lunghissimi per Giada Andreutti nell’attesa di sapere se sull’aereo per Pechino sarebbe salita anche lei. «È stata dura – conferma la ragazza di San Daniele del Friuli -. Dopo l’ultima gara di Coppa del Mondo di monobob mi sono ritrovata ad essere la prima delle escluse; poi un’inglese ha rinunciato, ma a quel punto mancava il via libera di Coni e federazione. Nel frattempo ho spedito il bob, quindi ero fiduciosa, ma di certo non ho dormito tranquillamente nelle notti che hanno preceduto l’ufficializzazione della lista».
La ventiseienne dell’Aeronautica Militare volerà a Pechino assieme a Mattia Variola, con il quale da qualche mese convive a Bagnarola di Sesto al Reghena. Ora entrambi si trovano a Roma assieme a tutta la squadra, con l’obiettivo di creare una bolla in attesa di partire per l’Estremo Oriente il prossimo 7 febbraio. «Per qualunque sportivo la partecipazione alle Olimpiadi è un sogno che si realizza e io non faccio eccezione – afferma Giada -. C’è poi anche il valore aggiunto di essere tra le protagoniste della prima volta del monobob ai Giochi».
C’è però un rimpianto: «Una parte di me è dispiaciutissima per la mancata qualificazione nel bob a 2 assieme all’altra friulana Tania Vicenzino. Il percorso, infatti, doveva essere in coppia. Dall’altra parte però sono orgogliosa di avercela fatta da sola. Sono quindi combattuta».
Essendo l’ultima delle 20 ammesse, è evidente che Andreutti non si ponga obiettivi particolarmente elevati: «Vorrei riuscire a battere la ragazza ucraina che mi aveva “rubato” il posto all’ultima gara, per dimostrare che comunque lo meritavo io. Mi piacerebbe entrare nelle 15, ma non sarà facile, perché nella pista olimpica non sono mai scesa con il monobob. Ad ottobre in Cina avevamo effettuato dei test, ma solo con il bob a 2, proprio perché l’obiettivo era quello».
La sandanielese sa bene dove deve migliorare di più: «Nella spinta iniziale perdo molto, perché la preparazione era stata effettuata per spingere 170 chili in due; per questo motivo avevo perso peso, puntando sulla forza veloce. Invece poi mi sono ritrovata a gestire il mezzo da sola e non sono ancora pronta per spostare questo carico. Ma lo sarò in futuro».
Inevitabile chiedersi come si possa passare dal lancio del disco al bob, due discipline all’apparenza totalmente diverse: «In realtà nemmeno troppo – sorride Andreutti –. Faccio sempre pesi, balzi e corsa. Ovviamente non lancio più, ma ho aggiunto esercitazioni tecniche di velocità. Prima mi allenavo due volte al giorno tranne la domenica, ora sono masochista allo stesso modo».
Un percorso, quello che l’ha portata da uno sport all’altro, iniziato quattro anni fa: «Volevo trovare stimoli nuovi per lanciare più lontano, l’obiettivo era infatti Tokyo 2020. Poi però mi sono resa conto che il bob mi avrebbe dato emozioni e soddisfazioni diverse, nonostante la convinzione che la misura di 61/62 metri necessaria per qualificarsi ai Giochi Estivi fosse alla mia portata. Le gare di disco sono eventi a sé stanti, le sensazioni forti si hanno solo nelle due-tre manifestazioni all’anno nelle quali si gareggia con la Nazionale. Invece nel bob di fatto esci di casa a settembre e ritorni a marzo: si crea una famiglia in grado di farti crescere molto».
L’atletica è quindi solo un ricordo? «Nell’ultimo anno non ho lanciato, perché quando mi focalizzo su un obiettivo, tutto il resto passa in secondo piano. Riprenderò in mano il disco dopo l’Olimpiade di Milano-Cortina 2026 e a quell’epoca valuterò se lanciare per piacere personale o per togliermi qualche soddisfazione».
(di Bruno Tavosanis, da Il Gazzettino)