Tpl, in Fvg corse ridotte per garantire quelle frequentate da studenti e lavoratori
I numeri parlano chiaro: con assenze di personale che oscillano tra l’8 e il 14 per cento, il sistema del trasporto pubblico locale (Tpl) non è da tempo in grado di garantire le 12mila corse quotidiane a cui gli utenti del Friuli Venezia Giulia erano abituati. Ed è stato pertanto costretto – come hanno riferito oggi in audizione davanti ai consiglieri della IV Commissione i dirigenti delle aziende di trasporti e Luca Piasentier di Tpl Fvg – a ridurre il servizio negli orari serali e al sabato, concentrando gli sforzi sulle corse frequentate da studenti e lavoratori.
Una scelta che non si è rivelata sufficiente a contenere l’emergenza, dicono le opposizioni, che hanno proposto di attivare servizi sostitutivi utilizzando tutti i soggetti in campo, a cominciare dalle Forze Armate, anche in vista del possibile aggravarsi dell’emergenza legato alle scelte governative sull’obbligo vaccinale. Una proposta giudicata però “tecnicamente impraticabile” dall’assessore alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti.
È stato proprio Pizzimenti – collegato da remoto con i consiglieri coordinati in aula dalla presidente di commissione Mara Piccin (FI) – a fornire per primo i numeri della crisi: “In questo periodo sono state soppresse 921 corse per assenza di autisti: 637 urbane e 284 extraurbane. Ma la Regione – ha aggiunto l’assessore – ha investito importanti risorse, mettendo a disposizione 136 pullman per garantire 385 corse aggiuntive”.
Dopo la sintesi di Piasentier per conto di Tpl Fvg, i dirigenti delle singole aziende di trasporto hanno dettagliato le loro situazioni specifiche: Roberto Bassanese di Apt Gorizia ha parlato di “70 corse toccate dal problema”, Giuseppe Zottis di Trieste Trasporti di “un incremento di assenteismo dei conducenti attorno al 14 per cento, con più di 80 persone assenti ogni giorno che non ci permettono di coprire tutto il servizio”, Emilio Coradazzo di Arriva Udine di “44 persone a casa col Covid e una settantina di assenti in tutto”. Le aziende di Trieste e Udine hanno ricordato anche di aver inoltrato un esposto in Procura “per fare chiarezza su queste assenze”.
Dai sindacalisti Valentino Lorelli (Cgil), David Zerjal (Cisl), Patrizia Zambon (Uil) e Giovanni Pezzullo (Ugl) è arrivata un’ulteriore riflessione sulla carenza di autisti: “E’ molto difficile trovare conducenti, e si partiva già da un organico deficitario”. Quanto al comportamento degli utenti, sono state segnalate aggressioni verbali che però rappresentano un’eccezione rispetto al sostanziale rispetto delle regole, anche in termini di uso delle mascherine. Pierpaolo Saccavini (Cisal) teme il possibile peggioramento della situazione da febbraio, mentre Igor Damiani (Coordinamento autoferrotranvieri Trieste) ha posto il problema di chi ha scelto di non vaccinarsi e non ha potuto godere di prezzi calmierati sui tamponi.
Roberto Cazzanti, della Confsal, ha lanciato una proposta che, ripresa dalla consigliera Mariagrazia Santoro del Pd, è diventato argomento di dibattito in aula: “Bisognerebbe sondare – ha detto – la disponibilità di autoservizi privati nazionali e non, ma anche di pubbliche amministrazioni come le Forze armate e di polizia, che potrebbero concorrere al servizio scolastico”. Santoro ha ricordato di averlo proposto già l’estate scorsa, invocando “un’organizzazione eccezionale” e suggerendo anche di “intervenire sui doppioni autobus-treno, grazie alla flessibilità di cui possiamo disporre grazie all’azienda che si occupa di Tpl per l’intera regione”.
Anche Luca Boschetti (Lega), nel sottolineare i problemi di montagna e zone marginali, ha lanciato l’idea di usare “i pullmini dei Comuni per collegare le frazioni con i centri maggiori, magari utilizzando alla guida volontari della protezione civile”. Ma Stefano Turchet (Lega) è scettico: “E’ difficile trovare persone preparate e disposte ad assumersi la responsabilità di condurre gli studenti. Il problema è alla base: in pochi vogliono fare l’autista, anche perché è un mestiere poco retribuito”. Cristian Sergo, il capogruppo del M5S che era stato il primo firmatario della richiesta di audizione, ha posto l’accento sui bilanci delle aziende “che vedono un utile di 4,4 milioni anche nel 2020” e sulle risorse messe in campo dal bilancio regionale, che avrebbero già visto l’impiego di “circa 10 milioni per compensare i minori ricavi”. Risorse che andrebbero utilizzate per risolvere i problemi di personale. Sergo ha fatto riferimento anche ai percettori di reddito di cittadinanza come possibile capitale umano da impiegare, sulla scia di quanto già avvenuto in altre regioni.
“Non si può definire lungimirante – ha osservato infine Furio Honsell, di Open Fvg – la risposta al problema da parte della Regione: sono passati due anni dall’inizio della pandemia e si doveva fare di più. Qui servono programmazione e risposte strutturali”.