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Comune di Tolmezzo commissariato, le considerazioni di Franceschino Barazzutti

Sul commissariamento del Comune di Tolmezzo, proponiamo le considerazioni di Franceschino Barazzutti, ex sindaco di Cavazzo Carnico e sempre in prima linea nelle battaglie a difesa del territorio.

Si è detto e scritto di tutto ed il contrario di tutto sulla crisi al Comune di Tolmezzo: da parte degli amministratori personalmente coinvolti, dei rappresentanti politici, dei cittadini.
Se sono comprensibili le affermazioni, anche forti e polemiche, da un lato quelle degli amministratori che si sono dimessi mirate a scaricare le responsabilità dell’accaduto sul sindaco e sui suoi sostenitori, dall’altro lato quelle del sindaco e dei suoi sostenitori mirate a scaricare le responsabilità sui consiglieri dimissionari, quanto accaduto è di estrema gravità poiché ha portato al commissariamento del Comune di Tolmezzo, capoluogo della Carnia, in un momento difficile e pertanto meriterebbe una riflessione più approfondita da parte delle forze politiche senza limitarsi all’esame delle colpe del sindaco, dell’uno o dell’altro schieramento o dei singoli consiglieri.
Certamente è stato negativo ed irresponsabile lasciar maturare ed incancrenirsi una situazione di incomprensioni e di tensioni all’interno della maggioranza, che normalmente dovrebbero risolversi con una discussione chiarificatrice al proprio interno o nella naturale sede del consiglio comunale. Non già con lettere di dimissioni più o meno concordate e protocollate, che hanno richiamato alla mente il defenestramento-farsa del sindaco di Roma Marino con le dimissioni dei consiglieri affidate ad un notaio. Ma questa vicenda merita di essere esaminata nelle sue cause più profonde.
Per comprendere meglio quanto accaduto in Comune di Tolmezzo bisogna risalire alla legge che prevede l’elezione diretta del sindaco da parte degli elettori e non già da parte del consiglio comunale, come avveniva in passato. Questa legge pone la figura del sindaco in una posizione di superiorità non solo rispetto alla giunta comunale i cui assessori sono nominati dal sindaco, ma anche rispetto all’organo collegiale per eccellenza qual è il consiglio comunale.
Stando così le cose è facile che si creino delle situazioni per cui il sindaco tenda a fare di testa propria ed i consiglieri si sentano marginalizzati. Situazioni negative che vanno superate con la capacità del sindaco di stabilire un costante rapporto di coinvolgimento, seppur dialettico, con i consiglieri di maggioranza e di minoranza. In poche parole con la capacità di “fare squadra”. Diversamente si giunge al commissariamento del Comune.
La vigente legge per le elezioni comunali, prevedendo l’elezione diretta del sindaco, si proponeva il rafforzamento della governabilità, ma ciò ha nei fatti comportato di fatto una riduzione dei poteri dell’organo rappresentativo delle varie sensibilità della comunità qual è il consiglio comunale, creando così l’insorgere di condizioni di ingovernabilità, che finiscono con il consegnare sia la governabilità che la rappresentanza nelle mani di una figura estranea qual è il commissario.
Mi torna alla mente il tempo difficile del terremoto e della ricostruzione superati con riconosciuto successo, quando i sindaci e gli assessori venivano eletti dal consiglio comunale tra i componenti dello stesso consiglio. Era il consiglio che dava al sindaco ed agli assessori l’indirizzo e gli obiettivi e ne controllava la realizzazione e l’operato. Una lezione anche per il presente. A meno che ai sindaci non si preferiscano i …podestà.

FRANCESCHINO BARAZZUTTI