Il regista friulano Marco Rossitti vince il Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale al Trento Film Festival
Il Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale, istituito dalla Fondazione Dolomiti Unesco e dalla Società Alpinisti Tridentini (Sat) al miglior film che documenti la consapevolezza delle comunità rispetto agli eccezionali valori universali riconosciuti da Unesco e la capacità di una conservazione attiva del territorio, alla 71esima edizione del Trento Film Festival è stato attribuito a “Custodi” di Marco Rossitti, docente di cinema all’Università di Udine, autore di saggi sul film etnografico e il cinema italiano e unico autore friulano presente a questa edizione del prestigioso festival.
Questa la motivazione della giuria indipendente: «Il film presenta una carrellata di esperienze in località diverse e dai caratteri fortemente identitari. Si tratta di brevi ritratti che sottolineano l’importanza del prendersi cura del territorio, del valore di tradizioni rivitalizzate nel rispetto della memoria (patrimonio), degli equilibri fra uomo e natura: messaggi veicolati dalla Fondazione Dolomiti Unesco. Anche i testi musicali accompagnano, senza prevaricare, i silenzi dei luoghi».
«Ringrazio tutti i colleghi e gli studenti dell’Università di Udine che con i loro consigli preziosi e la loro affettuosa partecipazione alle tre proiezioni di Trento hanno contribuito a questo entusiasmante risultato» ha detto Rossitti. «Questo premio – ha commentato il rettore Roberto Pinton – rinsalda il nostro forte impegno di collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco per la promozione e la salvaguardia del patrimonio naturale e culturale».
In questo suo ultimo lavoro, Marco Rossitti – già ideatore e direttore artistico del Festival “Le voci dell’Inchiesta” di Pordenone, autore e regista di una trentina di titoli, molti dei quali trasmessi dalle reti di RAI e di Sky, tra cui il documentario Sulla pelle della terra, sul terremoto in Friuli del 1976, e la docu-fiction Carnia 1944. Un’estate di libertà, sulla Repubblica libera della Carnia e dell’Alto Friuli – ha scandagliato il Friuli Venezia Giulia, dagli altopiani della Carnia ai Magredi, dalle vette delle Dolomiti pordenonesi alla laguna di Marano, e molte altre regioni del Nord Italia alla ricerca di storie di sconosciuti ma fondamentali custodi dei loro territori. «I luoghi appartengono a chi li “abita”», – spiega il regista – «ovvero a chi ne ha cura e li sente essenziali alla propria identità. In latino “habitare” significa “avere abitualmente”. Nulla a che fare con la proprietà o il possesso: è costruire, difendere, custodire. I veri custodi non esibiscono il loro operato. Li riconosci per la profonda padronanza del territorio nel quale vivono e lavorano, acquisita dapprima attraverso la lezione dei padri, poi con l’osservazione attenta, la dedizione, la fatica: una consapevolezza dei luoghi intagliata nel volto e nelle mani, riflessa nella voce e nello sguardo, scolpita nella memoria e nell’anima. Negli anni, incontrando Cecilia, Bepo, Egidio, Miriam, Mauro, Konrad, Erika, Gianfranco, Tobia, Xiaolei, Roberto, Matteo, Massimo, ho capito che si può essere custodi sotto le spinte e per le motivazioni più diverse: per istinto, elezione, passione, tradizione, lungimiranza, destino, vocazione, scelta…».
Dopo l’anteprima mondiale a Trento, il film – che ha visto impegnati a fianco del regista un grande professionista pordenonese come Luciano Gaudenzio alla fotografia, Daniela Pizzarotti al suono in presa diretta e Paolo Cottignola (David di Donatello per “Il mestiere delle armi” di Olmi) al montaggio – sarà presto protagonista di un tour che toccherà anche diverse località friulane.