Passo Monte Croce, il Patto per l’Autonomia: «La Regione dialoghi con il territorio»
Sul tema della frana sulla strada che porta a Passo Monte Croce Carnico, proponiamo le considerazioni del Patto per l’Autonomia dell’Alto Friuli.
La riunione avvenuta ieri a Tolmezzo tra il governatore Fedriga e la delegazione carinziana sulle azioni da intraprendere a seguito della frana di Passo Monte Croce, ha rappresentato un bagno di realtà per la Giunta regionale, nondimeno per il vicepresidente del Consiglio Mazzolini, impegnato da settimane a promuovere trafori. L’ipotizzata riattivazione dell’asse viario esistente nell’arco di diversi mesi, ha mostrato come, almeno per la gestione immediata del problema, una misurata dose di buonsenso pratico sarebbe stata auspicabile, alla luce della posizione non certo acquisita della parte austriaca rispetto all’opzione del tunnel (si leggano nel merito le cronache del Kleine Zeitung o si veda la dichiarazione netta del vicegovernatore Martin Gruber).
Detto questo, pur ammettendo senza dubbi la complessità della situazione, estendiamo la riflessione sul buonsenso pratico ad un altro fondamentale aspetto: da una Giunta che ha ripetutamente dichiarato attenzione al mondo produttivo, è parsa sorprendente l’assenza di un pensiero attivo sulle conseguenze economiche prodotte dalla chiusura della strada, sia riguardo l’occupazione di singoli cittadini che di intere realtà commerciali della Valle del But, in alcuni casi private di quote cospicue di attività dal giorno del crollo. In un tempo in cui, tra un assestamento di bilancio e un altro, la giunta regionale ha stanziato milioni su milioni secondo una non ben identificata pianificazione, sarebbe stato auspicabile impostare strategie di supporto per le attività colpite dal tracollo dell’indotto transfrontaliero.
Ci saremmo aspettati quindi che una Regione così attenta all’imprenditoria fosse in grado di dialogare con il territorio, di definire un quadro reale dei danni socio-economici causati dalla frana, censendo una ad una le realtà colpite, costruendo e mantenendo con esse un dialogo puntuale ed individuando con precisione i bisogni necessari a superare questo periodo di crisi, onde agire di conseguenza; un percorso certo non semplice, ma doveroso. Il fatto che un atto così indispensabile non sia stato finora preso in considerazione, fa emergere la limitatezza conoscitiva della realtà montana da parte della maggioranza regionale, incapace di immaginare una visione di politica territoriale che vada al di là del turismo ipertrofico o di un flipper disorganico di contributi, entrambi argomenti utili per l’auto-affermazione feudale di qualche volto noto.
L’atteggiamento tenuto in queste settimane dalla Giunta regionale sull’argomento, ed ancor di più da Mazzolini, ha invero mostrato (crediamo non a caso) modalità piuttosto particolari nell’interazione con il territorio. Palese, nei passaggi istituzionali e tecnici, l’esautorazione dell’amministrazione comunale di Paluzza, collocata fin da subito da Mazzolini sul fronte dei “nemici politici” e non in quello degli stakeholder istituzionali necessari al rilevamento congiunto delle difficoltà vissute dalla popolazione; eclatanti poi le omissioni di coinvolgimento accadute a vario titolo, trascinando in questa dinamica persino gli amministratori austriaci; beffarda, infine, la scelta del presidente Fedriga di recarsi a Tolmezzo all’inaugurazione di una sala senza proseguire oltre, pur celebrando quel Michele Gortani che ha amato profondamente la Carnia e per la quale non si è mai fermato ai nastri inaugurali. Pare non azzardato quindi chiedersi se, per la maggioranza regionale (e in primis per il suo volto noto in Alto Friuli) la correttezza istituzionale sia una pratica da applicare sul territorio con criteri uniformi o invece sia solo appannaggio di interlocutori perennemente grati, meglio se utili promotori di proposte stradali alternative.
In ogni modo, visto che dalle ultime dichiarazioni il collegamento viario non sarà attivo in tempi brevi, auspichiamo un’inversione di rotta nei rapporti con il territorio, a partire dall’individuazione di modalità di sostegno di un contesto socio-economico locale duramente provato dal blocco del Passo e che necessita della presenza forte dell’istituzione regionale al di sopra di qualsiasi divisione politica.
PATTO PER L’AUTONOMIA – ALTO FRIULI