Uncem Fvg rilancia la necessità di un intervento legislativo per la montagna
Una legge scritta per rispondere alle necessità di chi vive in montagna, sostenere e creare opportunità alle imprese delle Alpi e degli Appennini, che tiene in considerazione l’ambiente, che prevede il Fondo della Montagna e combatte frammentazione e abbandono. Questo e altro è la legge 97 approvata in parlamento il 31 gennaio 1994, di cui ricorrono perciò i 30 anni. Proprio la ricorrenza di quella che è stata l’ultima legge organica sulla montagna della Repubblica Italiana, promossa dal carnico senatore Diego Carpenedo e che prende le mosse dall’articolo 44 della Costituzione voluto da un altro carnico, Michele Gortani, rilancia la necessità di un rinnovato approccio legislativo alla questione montagna, che sia organico e non frammentario.
Lo rileva l’Uncem (Unione nazionale Comuni Comunità Enti Montani) a ogni livello, compresa l’articolazione regionale, come sostiene il presidente Ivan Buzzi: “Affrontare il tema montagna attraverso proposte concrete e strategiche è una necessitò che Uncem ha messo nella propria agenda. Si tratta di una necessità che intende agevolare un approccio organico a temi che dall’energia all’agricoltura, dai servizi alle attività produttive in genere, passando per le foreste deve essere caro a tutti, a beneficio di chi abita la montagna ma non solo, in un’alleanza con città e altre zone rurali”.
Per il promotore della Legge Montagna, l’allora senatore Diego Carpenedo, “l’impianto della 97, si regge su due pilastri: il ruolo assegnato alle Regioni per individuare gli interventi specifici e le azioni organiche per lo sviluppo e la predisposizione di norme. ad hoc per i territori montani, mi sembra ancora valido. Quindi, a 30 anni dall’approvazione della legge, i suggerimenti sono quelli di applicarla, di aggiornarla e di arricchirla. Di applicarla perché la 97 è stata poco applicata, per svariati motivi a cominciare dallo scarso peso politico della Montagna. Di aggiornarla perché è cambiata la potestà legislativa delle Regioni. Di arricchirla perché 30 anni fa erano sconosciuti fenomeni come i cambiamenti climatici, la digitalizzazione, l’importanza delle energie rinnovabili e così via”.
In una recente indagine a cura di Uncem che ha raccolto quasi 300 feedback tra amministratori e non, di tutte le regioni italiane, una altissima percentuale di intervistati ha concordato (al 93,5%) sull’importanza di una legge nazionale sulla montagna. “La legge 97/94 agisce su questioni centrali per i territori. Ambiente, economia, servizi, vedendoli collegati come oggi diremmo, cogliendo i segni dei tempi, all’interno delle green communities – commenta il presidente nzazionale Uncem Marco Bussone -. Comunità prima di tutto, che vincono le sfide climatica e demografica che già negli anni Novanta erano vive. Senza retorica. Con concretezza. Così come sulle misure fiscali. L’articolo 16 interviene per agevolare commercianti e imprese. Mai attuato. Mentre sono stati efficaci gli incentivi alle ‘pluriattività’ dell’articolo 17, consentendo lavoro alle aziende agricole dato dagli Enti locali”.
Massimo Mentil, componente della Giunta nazionale Uncem noncé consigliere regionake, afferma: “A distanza di trent’anni ricordiamo una legge che era stata proposta in maniera illuminata, perché si trattava di una legge organica che purtroppo per ampi tratti non è stata applicata e che però avrebbe risposto a molte delle esigenze del territorio montano di tutta Italia, con interventi puntuali sulle tematiche che oggi ci troviamo a dover riaffrontare e in maniera non altrettanto organica. Nel frattempo, le condizioni di chi vive in montagna sono peggiorate, dalla densità di spopolamento che è aumentata, all’abbandono complessivo del patrimonio edilizio e ambientale e forestale. Sarebbe necessario cominciare a ragionare in fretta su quanto è mancata l’applicazione complessiva di quella legge che ricordiamo con grande nostalgia e come un’occasione persa: oggi servirebbe di nuovo una legge di quella portata e quel valore”.