L’agricoltura in montagna in primo piano nel convegno di Sutrio
“La Legge regionale 16 del 2006 e la 10 del 2010 rappresentano strumenti normativi importanti da utilizzare per consentire alle aziende agricole di continuare la loro attività in montagna, per permettere al territorio di svilupparsi ulteriormente e a questa parte della regione di crescere, favorendo l’insediamento di altre realtà imprenditoriali, con la creazione di nuovi posti di lavoro, anche a beneficio delle nuove generazioni. Siamo consapevoli che non possono essere applicate a tutti i tipi di territori, per la conformazione estremamente diversa che presentano in Friuli Venezia Giulia: costituiscono, tuttavia, una base fondamentale per avviare, laddove possibile, un riordino agricolo capace di dare un futuro a chi ha scelto questo settore e queste terre per la avviare e portare avanti la propria impresa”.
Lo ha sottolineato l’assessore alle Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e della montagna del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier, che questa mattina, negli spazi del “Salotto paese”, a Sutrio, è intervenuto all’incontro-convegno “Agricoltura in montagna: tra impresa e paesaggio. Attuazione della Legge regionale 10/2010 – Interventi di promozione per la cura e la conservazione finalizzate al risanamento e al recupero dei terreni incolti e abbandonati nei territori montani” e della legge 16/2006 – Norme in materia di razionalizzazione fondiaria e di promozione dell’attività agricola in aree montane, con uno specifico focus sugli interventi di ricomposizione fondiaria avviati nel territorio comunale di Sutrio negli ultimi 20 anni.
Alla mattinata di approfondimento hanno preso parte, tra gli altri, rappresentanti delle associazioni di categoria del Friuli Venezia Giulia, agricoltori del territorio, il perito Mauro Chiapolino che ha trattato il progetto di ricomposizione fondiaria a Sutrio, funzionari regionali, amministratori comunali e sindaci della Carnia, il presidente della Comunità di montagna della Carnia, Ermes De Crignis, e il primo cittadino di Sutrio, Manlio Mattia.
L’esponente dell’Esecutivo ha sottolineato come gli strumenti legislativi regionali in questione, e gli specifici finanziamenti a essi correlati, “siano legati a interventi di recupero di territori da destinare all’attività agricola continuativa: non quindi a opere incentrate esclusivamente sul decoro urbano e sulla gestione della periferia degli abitati – ha precisato Zannier durante il dibattito che si è sviluppato nella mattinata -. Diversamente, infatti, tali attività di recupero porterebbero a ottenere sì dei risultati importanti ma di breve o brevissima durata: se non impiegati per attività agricole, nell’arco di pochi anni le aree oggetto di intervento tornerebbero allo stato originario, vanificando l’impegno profuso”.
A Sutrio è stata presa in esame la complessità del fenomeno, legata alla parcellizzazione e alla frammentazione delle proprietà degli appezzamenti, alla dimensione spesso molto esigua dei mappali, alla pluri-proprietà degli stessi e con proprietari spesso introvabili perché emigrati, non rintracciabili o defunti. Alcune condizioni risultano poi difficilmente superabili per la natura orografica del territorio, non pianeggiante ma caratterizzata da versanti ripidi e puntellati da elementi che creano discontinuità non rimovibili.
Zannier ha tenuto a precisare “che l’agricoltura di montagna non rappresenta solamente un valore importante per tutta l’agricoltura regionale, grazie anche alla sua biodiversità, ma è un elemento di presidio del territorio. Il mantenimento delle attività agricole in questa parte del Friuli Venezia Giulia contribuisce, difatti, anche alla cura e tutela del territorio montano, che viene perseguito attraverso tante azioni che la Regione mette in campo a salvaguardia del vivere in quota”.
L’incontro si è concluso con l’auspicio di saper cogliere le nuove opportunità che derivano dalle esigenze mutevoli del contesto montano, nel quale – anche a causa dei cambiamenti climatici – si rendono possibili nuove coltivazioni, quali quelle della vite, grazie alle fattive esperienze già messe in campo attraverso la collaborazione dei vivai di produzione delle barbatelle.