MONTAGNA- Grave la situazione per i danni causati dai cinghiali

Secondo le stime fornite dalle riserve di
caccia il numero complessivo di cinghiali presenti sul territorio
regionale si aggira sui 4.000-4.200 capi, la cui presenza è causa
di significativi danni all’attività agricola oltre a
rappresentare, in alcuni casi, anche un problema per la
circolazione stradale.

Lo ha dichiarato l’assessore regionale alle Risorse Agricole e
Forestali Enzo Marsilio, il quale ha precisato che il cinghiale,
pur essendo una specie tutelata dalla legge 157/92, può essere
abbattuto sia con la caccia di selezione (dal 15 giugno al 15
gennaio) sia con la caccia tradizionale (a partire dall’1
settembre e fino al 31 dicembre, per un massimo di 90 giorni, a
scelta del distretto venatorio).

Nella scorsa annata venatoria (2005/06), ha puntualizzato ancora
l’assessore, è stato autorizzato un piano di prelievo complessivo
di 2.807 capi, che ha portato all’abbattimento di 1.399 soggetti,
mentre nella corrente annata venatoria (2006/07) è stato
approvato un piano di abbattimento complessivo di oltre 2.700
capi, di cui 1.428 da prelevare mediante caccia di selezione.

In aggiunta ai tali piani sono stati autorizzati abbattimenti in
deroga per un totale di 263 esemplari ma il prelievo
effettivamente realizzato è stato solo di 72 capi, anche se
ulteriori abbattimenti sono in corso. Per quanto riguarda gli
abbattimenti in deroga va ricordato che le relative
autorizzazioni sono rilasciate dalla Regione alle Province, che
provvedono a tali abbattimenti con le proprie guardie venatorie,
eventualmente affiancate dalle guardie forestali munite di
licenza di caccia e dai proprietari dei fondi, qualora cacciatori
e limitatamente ai terreni di proprietà.

Relativamente alla provincia di Pordenone, dove la questione
cinghiali è particolarmente difficile, Marsilio ha sottolineato
che la Regione ha autorizzato centinaia di abbattimenti in caccia
di selezione, oltre a 25 abbattimenti in deroga che la Provincia
non ha completato. Una situazione, questa, che non consente –
finchè non saranno ultimati gli abbattimenti in deroga già
autorizzati – di poter concedere nuove autorizzazioni. Resta
tuttavia il fatto, ha sottolineato l’assessore, che in provincia
di Pordenone il numero dei cinghiali abbattuti non supera il
30-40 per cento di quelli consentiti e questo crea notevoli
problemi al mondo agricolo.

Proprio in funzione dei danni causati alle colture agrarie ed al
fine di migliorare l’efficacia del prelievo venatorio la Regione
ha previsto una modifica all’attuale regolamento delle zone
cinofile consentendo l’addestramento e l’allenamento di cani
sulla specie cinghiale. Inoltre sta valutando la possibilità di
estendere il calendario venatorio per la caccia di selezione al
cinghiale e, a questo fine, ha già acquisito il parere favorevole
dell’ufficio Studi Faunistici e l’assenso della Conferenza
permanente dei presidenti di distretto venatorio.

Oltre a tali misure si stanno sperimentando metodi di prevenzione
ecologica con utilizzo, dove possibile, di recinzioni
elettrificate a protezione dei fondi e con ricorso a
foraggiamenti dissuasivi, attuati in collaborazione con le
riserve di caccia.

Le misure poste in atto per il contenimento dei cinghiali sono
state illustrate a Pordenone nel maggio scorso, in occasione di
uno specifico incontro con il prefetto, le organizzazioni
professionali agricole, i distretti venatori e la Provincia e, a
luglio, vi è stato anche un primo incontro con i sindaci della
provincia di Udine che avevano segnalato l’esistenza di danni
legati all’aumento delle popolazioni di cinghiale. Per fine
agosto è già in agenda un’ulteriore riunione a livello udinese
cui saranno invitate le organizzazioni professionali agricole, i
rappresentanti della Provincia, dei Comuni e dei distretti
venatori interessati.

Gli strumenti per la gestione e il controllo delle popolazioni di
cinghiali,ha concluso Marsilio, vi sono e la Regione li ha
prontamente attivati, ma tali strumenti non hanno dispiegato
tutta la loro efficacia sia perché l’effettivo prelievo venatorio
è stato inferiore a quello concesso, sia perché è obiettivamente
mancata l’attiva collaborazione delle Province per quanto
riguarda il completamento degli abbattimenti in deroga
autorizzati.