COMEGLIANS- Si ritornerà alla gestione diretta dell’acqua

Il consiglio comunale di Comegliàns, convocato lunedì 19 giugno, è destinato ad avere riflessi ben oltre i confini del Comune carnico. L’assemblea, infatti, revocherà l’affidamento della gestione del Servizio idrico integrato alla società “Carniacque Spa” (stabilito appena il 6 luglio dello scorso anno) e delibererà il mantenimento in proprio di tale servizio, ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (articolo 148). Con tale iniziativa, il sindaco Flavio De Antoni darà seguito concreto alle esternazioni dei giorni scorsi. Il primo cittadino di Comegliàns, su di un quotidiano locale, aveva lamentato l’insostenibilità economica della gestione associata del servizio idrico integrato per il suo Comune, comportando essa una decurtazione di entrate pari a 56 mila euro all’anno. La rinuncia alla gestione diretta, per De Antoni, sarebbe stata possibile soltanto se la Regione avesse urgentemente previsto a favore di Comegliàns nuovi criteri di riparto delle entrate correnti. Analoga iniziativa è stata già presa, nella vallata del Bût, dal Comune di Cercivento, che ha deciso di avvalersi anch’esso del decreto che permette ai Comuni montani con meno di 1000 abitanti di continuare a gestire in economia il servizio idrico, in deroga ala legge Galli. Le scelte di Comegliàns e Cercivento suscitano scalpore perché in aperto dissenso rispetto alla linea assunta dalla Comunità montana e dagli altri Comuni della Carnia che, in diverse maniere, hanno tentato di sminuire l’iniziativa del “Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento” a difesa della gestione diretta e contro «l’estraneazione delle comunità locali dalla gestione della locale risorsa-acqua e quindi del proprio territorio» ma anche contro il pericolo di una possibile privatizzazione del bene comune acqua. In particolare, gran parte dei primi cittadini del comprensorio montano udinese hanno concordato di non discutere nei rispettivi consigli comunali la petizione del Comitato con la quale 6 mila 251 cittadini della Carnia hanno chiesto «che i Comuni montani continuino a gestire in proprio il servizio idrico, evitandone l’affidamento a nuovi enti, quali l’Ato provinciale e la Spa Carniacque, che comportano ulteriori costi e sono lontani dalla gente e dai luoghi di utenza». Nei suoi volantini e comunicati, il Comitato presieduto da Franceschino Barazzutti, oltre a stigmatizzare la scelta dei sindaci carnici di «farsi scrivere la risposta alla petizione popolare sulla legge Galli», invece di portarla all’esame del proprio consiglio comunale «come la democrazia vuole!», invita nuovamente tutte le amministrazioni comunali a dichiarare pubblicamente quante entrate il Comune perde passando la gestione del servizio idrico a “Carniacque Spa”; come compenserà tali minori entrate e perché non viene chiesto alla Regione di «modificare la legge Galli sul modello di quella della Provincia di Bolzano». Dal canto suo, la Comunità montana ha spedito al primo firmatario della petizione popolare e, “per conoscenza”, al presidente del Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento Barazzutti una lettera sottoscritta dal presidente Lino Not e da 27 sindaci in cui si sostiene che «le ragioni che hanno spinto a favorire l’iniziativa (della costituzione di “Carniacque Spa”, ndr.) sono le stesse che vengono citate nella vostra petizione, vale a dire il mantenimento sul territorio di un soggetto controllato dagli enti locali che presidi la gestione del ciclo integrato delle acque. In mancanza di questo soggetto, a legislazione vigente, sarebbe l’Autorità d’ambito provinciale a stabilire le modalità per la gestione efficiente, efficace ed economica del servizio idrico e ad individuare i soggetti cui affidare la gestione del servizio dei Comuni. In tale ipotesi non vi sarebbe alcun controllo da parte dei singoli Comuni se non in sede di Assemblea generale di Autorità d’Ambito (con tutti gli altri 138 Enti Locali)». La lettera dei sindaci carnici, che soltanto in alcuni Comuni è stata esposta al pubblico, conclude con una dichiarazione d’impegno «da parte di tutti i Comuni e della Comunità montana della Carnia a mantenere una costante attenzione alla salvaguardia sia dei diritti della popolazione che delle risorse naturali, a migliorare i servizi attualmente forniti agli utenti del Sistema idrico integrato in termini quantitativi e soprattutto qualitativi, cercando di assicurare livelli tariffari compatibili con un utilizzo della risorsa acqua il più possibile equo e solidale».