TOLMEZZO- Monsignor Fisichella a Illegio

“L’uomo ha un limite nel suo osare, e questo limite è determinato dal prendere coscienza di ciò che egli è. Non può essere dio, e non può sostituirsi a lui. Se non accoglie in sé questa certezza basilare, l’uomo si autodistrugge”. Così il rettore della Pontificia università Lateranense, mons. Rino Fisichella, ha concluso la sua relazione sul ripensare i concetti fondamentali del pensiero umano, ovvero Dio, uomo e natura, sviluppata al Colloquio con il rettore dell’Università Cattolica di Milano, prof. Lorenzo Ornaghi, a Illegio domenica 4 giugno, dinnanzi ad oltre trecento persone. L’appuntamento era inserito nell’ambito delle manifestazioni programmate dal Comitato nazionale della mostra d’arte “Martino”, aperta fino al 30 settembre nella casa delle esposizioni del paese carnico.

“Illusorio pensare che l’uomo sarà immortale e onnipotente – ha aggiunto mons. Fisichella –, perché più crea in sé questa illusione, più s’allontana dalla realtà e muore”. Una questione tanto più evidente nel caso delle biotecnologie. “Le conquiste della bioingegneria possono portare certamente a grandi benefici per l’umanità – ha proseguito Fisichella –, ma non è tutto oro ciò che luccica. Solo una facile demagogia – ha ammonito –, sorretta da una latente ignoranza e da un’arroganza del potere finanziario, può pensare di mescolare le carte impunemente”.

In gioco principi e valori, “che sono indispensabili – ha confermato il prof. Ornaghi intervenendo sul pensiero e la democrazia in Europa nel XXI secolo – anche per il futuro della democrazia in Europa e nell’Occidente. Infatti – ha aggiunto – la situazione di stallo in cui versa oggi la stessa democrazia, è causata in primo luogo da una mancanza di visione, che significa guardare da costruire non come una replica del presente. Occorre rischiare – ha suggerito –, ma questo comporta avere valori”. Quali? “La lungimiranza, la speranza, la fiducia, il coraggio, la tenacia. E la determinazione, soprattutto da parte di chi educa, a formare protagonisti, cioè leader”.

Una strada, questa, indicata secondo Ornaghi anche dal diffuso ritorno al sacro, “che non è la risposta psicologica al senso di insicurezza – ha dichiarato –, ma la necessità, anche in campo politico, di saper distinguere l’essenziale dal superfluo, ciò che dura dal transitorio”. Il vero progresso che ci attende, è stato evidenziato da entrambi i relatori a Illegio, o è segnato dalla forza della ragione che recupera motivi fondamentali per l’esistenza personale e sociale, oppure l’uomo è destinato a giocare un ruolo sempre più secondario e insignificante all’interno del suo stesso mondo.

Forte, perciò, il richiamo di mons. Fisichella alla razionalità dei principi etici, distinti da quelli della morale, figli delle diverse fedi.“Essi non sono confini al tentativo dell’uomo di andare sempre oltre ciò che ha trovato – ha chiarito –, ma al contrario delineano uno spazio d’azione su cui regolare la propria esistenza in coerenza alla propria natura. E la natura umana è una realtà unitaria, d’intelletto, corpo e spirito”. Tra i principi irrinunciabili, secondo Ornaghi, la libertà e la sollecitudine per l’umanità dell’altro sono quelli che danno nuovo slancio alla democrazia. “E questa non è solo procedure – ha precisato –, ma ha bisogno delle forze spirituali della tradizione, che è memoria e radici, ma soprattutto orientamento al domani”. Perciò, ha concluso, “il richiamo alle radici cristiane nella Costituzione europea sarebbe stato un investimento sul futuro e non un semplice ricordo del passato”.

A coordinare il colloquio il giornalista Gianpaolo Carbonetto, che ha stimolato anche il dibattito introdotto da mons. Angelo Zanello, presidente del Comitato promotore e vicario foraneo di Tolmezzo.