30° SISMA- Moretton a Susans ricorda il ruolo dei sindaci

Un tragico bilancio di
distruzione che raggela anche a distanza di trent’anni. Mille
morti, centomila senzatetto, una superficie di 4812 chilometri
quadrati con 119 Comuni del Friuli danneggiati e, tra questi, 41
classificati disastrati e 45 gravemente danneggiati.

Il Terremoto del 1976, il più esteso sisma che abbia colpito
l’Italia con tre gravi scosse datate 6 maggio, 11 e 15 settembre
con epicentro il monte San Simeone, nei pressi di Gemona, è stato
lungamente ricordato dal vicepresidente del Friuli Venezia
Giulia, Gianfranco Moretton, nel corso della riunione del Tavolo
tecnico interregionale in materia di Protezione civile (di cui il
Fvg è Regione capofila), svoltasi oggi al Castello di Susans di
Majano.

“Un dramma che ha suscitato una solidarietà mondiale – ha
commentato Moretton – ed un impegno unitario senza sosta che ha
contribuito alla rinascita del Friuli. Nella tendopoli di Gemona
– ha sottolineato l’assessore alla Protezione civile – il comune
con il maggior numero di vittime, è nato il volontariato
spontaneo, quello che poi è diventato un fondamentale apporto
organizzato al lavoro delle istituzioni che hanno avuto il merito
di coglierne la necessità”.

Presentando il dvd realizzato dalla Protezione civile regionale
per il trentennale, Moretton ha anche esaltato il ruolo dei
sindaci nel dopo-Terremoto, definendoli “i primi protagonisti di
un’esemplare azione di ricostruzione in un’epoca senza internet e
con l’informatica appena agli albori”.

“I sindaci – ha aggiunto, esaltando anche la straordinaria
efficienza dell’Esercito che seppe allestire in tempi brevissimi
le tendopoli – ebbero il coraggio di assumersi le enormi
responsabilità di un evento senza precedenti, gestendo
efficacemente le ingenti risorse messe loro a disposizione
soprattutto dallo Stato. Non a caso, il post-Terremoto del ’76
può essere considerato un primo esempio di decentramento delle
funzioni in quanto, su richiesta del nostro Consiglio regionale,
il Governo dell’allora presidente Aldo Moro acconsentì a delegare
alla Regione il compito della ricostruzione”.

“Trent’anni dopo – ha proseguito il vicepresidente del Fvg,
rivolgendosi ai politici ed ai funzionari delle altre Regioni
italiane intervenuti all’incontro – la politica di prevenzione
sul territorio ha abbassato notevolmente il livello di rischio
per la popolazione e, fortunatamente, in un caso del genere il
‘Modello Friuli’ sarebbe in grado di limitare molto i danni”.

Nel corso della riunione, alla quale hanno preso parte anche il
vice capo-dipartimento della Protezione Civile nazionale,
Vincenzo Spaziante, ed il direttore della Protezione Civile del
Friuli Venezia Giulia, Guglielmo Berlasso, l’assemblea ha
approvato all’unanimità uno dei punti centrali all’ordine del
giorno, la proposta della Regione Campania – presentata
dall’assessore a Politiche ambientali e Protezione civile, Luigi
Nocera – di trasformazione dei Centri funzionali di protezione
civile in Centri funzionali multirischio. Un sistema – è stato
detto – che renderà sinergici gli interventi di protezione civile
e permetterà un monitoraggio costante di tutti i rischi connessi
al territorio.