Mentil e Craighero (Pd): «Il trasferimento di senologia da Tolmezzo era deciso da tempo»
«Come si temeva e immaginava l’incontro, di per sé già tardivo, di ieri di Riccardi con i sindaci della Carnia è servito solo a certificare una decisione già presa. Ma questo è lo stile e il modus operandi della Giunta Fedriga: prendere decisioni unilaterali e calarle dall’alto come diktat, evitando ogni confronto col territorio e i suoi rappresentanti e comunicare le scelte a cose già fatte». Lo affermano il consigliere regionale Massimo Mentil (Pd) e il responsabile Montagna nella Segreteria regionale dem e consigliere comunale di Tolmezzo, Marco Craighero, a margine dell’incontro tra l’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi e i sindaci dell’Alto Friuli.
«Di fronte all’arroganza di questo Governo regionale a nulla sono servite le voci che già da mesi si erano alzate dalla Carnia e l’allarme che già da giugno abbiamo iniziato a lanciare. Sono stati ignorati anche gli ordini del giorno unitari e unanimi avanzati dalla Comunità di Montagna e dal Consiglio comunale di Tolmezzo. Il risultato è quello che già era stato a monte e pregiudizialmente deciso, con il tentativo peraltro di negarlo in prima battuta: gli interventi di chirurgia senologica verranno trasferiti da Tolmezzo a San Daniele», continuano i due esponenti dem.
«A poco valgono le rassicurazioni sul fatto che si tratti dello spostamento della sola fase finale d’intervento, l’evidenza è e resta che a Tolmezzo e alla Carnia viene imposto un nuovo disservizio. Il timore è che sia l’ennesimo tassello di un percorso di depauperamento del territorio e della sanità locale, che porti a un ulteriore scivolamento e accentramento dei servizi a valle a discapito della montagna». Secondo Mentil e Craighero «si tratta di una scelta priva di fondate motivazioni e che comunque segna l’ingiustificata decisione, di fronte alla scelta tra due poli, di optare in ogni caso per la dislocazione fuori dal territorio carnico, dando un’ulteriore colpo al nostro già fragile territorio montano. La realtà – concludono – è che la dislocazione di un’attività cruciale per la salute femminile, in sfregio alle recriminazioni dei rappresentanti istituzionali e della popolazione, è inaccettabile nel merito e nel metodo».