Lavori e semafori sulla Ss 52 bis, «gli abitanti della montagna non contano proprio niente?»
Riceviamo da Carlo Cimenti per il Comitato Alto But e da Marco Lepre per il circolo Legambiente della Carnia e pubblichiamo.
I lavori di ristrutturazione dei ponti sul torrente Chiarsò e sul rio Randice, lungo la statale 52 bis, sono iniziati nel mese di maggio del 2024. Si tratta di due manufatti fondamentali per una strada statale a carattere internazionale che mette in comunicazione direttamente Italia e Austria. In particolare, i lavori sul ponte tra Cadunea e Cedarchis dopo circa un mese parevano terminati, tant’è che veniva rifatto il manto stradale e venivano tolti i semafori. Pochi giorni dopo, siamo alla fine del mese di maggio, transitava la tappa del Giro d’Italia. Gli automobilisti che transitano quotidianamente sul ponte avranno tirato un sospiro di sollievo pensando a un problema risolto. Ma pochi giorni dopo sono ricomparsi semafori, si è riaperto un nuovo cantiere e da allora la situazione non è cambiata.
Lo stesso dicasi per il ponte sul rio Randice. Il cartello che descrive la cantieristica indica come termine dei lavori la data del febbraio 2025! In pratica 500 giorni per rifare un ponte di una trentina di metri. I lavori, a detta di molti automobilisti che quotidianamente usufruiscono dell’arteria per andare e tornare dal lavoro, procedono con una lentezza esasperante. Nessuna continuità, ci sono giorni in cui non si vede un operaio e, si presume, questo andazzo andrà avanti fino alla conclusione dei lavori. Esempio di trascuratezza è il mantenimento del semaforo ancora in funzione sulla strada a senso unico per chi scende a Tolmezzo, che gli automobilisti rispettano ignari della sua inutilità (gli automezzi che servono la centrale a biomassa sottostante non hanno certo bisogno di un semaforo, visto il transito sporadico).
Possibile che ai responsabili non sia venuto in mente di programmare queste opere in stagione più consona e con tempi ragionevolmente più brevi. Con quale logica si sono aperti quasi contemporaneamente tre cantieri in un tratto di statale di 3 chilometri?
Sicuramente i molti turisti che vanno a sciare sullo Zoncolan hanno imparato, loro malgrado, a pazientare per 10/15 minuti nelle interminabili code al semaforo che si formano già ad Imponzo e a fare molta attenzione ad incrociare pullman e camion sulla deviazione per Alzeri. Ma la penalizzazione peggiore è per gli abitanti della valle e per i pendolari che transitano quotidianamente lungo la S.S. 52 bis.
Intervenire sulla viabilità in montagna è molto più complicato che farlo in pianura. Trovare delle alternative quando si deve ristrutturare un tratto di strada non è semplice. Proprio per questo i progettisti – e soprattutto i decisori politici – dovrebbero valutare attentamente se, per far risparmiare in futuro qualche secondo ai veicoli in transito, vale la pena far accumulare minuti e minuti di ritardo durante il non breve periodo necessario all’esecuzione dei lavori. Questa operazione si chiama “analisi costi-benefici”!
La sensazione è che ci sia poca considerazione e rispetto per la montagna ed i suoi abitanti.
CARLO CIMENTI (Comitato Alto Bût)
MARCO LEPRE (Legambiente della Carnia)