MONTAGNA- Crisi lavoro, incontro Api-sindacati
La crisi della montagna e le possibili soluzioni per impedire il depauperamento dell’intero sistema territoriale sono state al centro di un incontro tra il Presidente dell’Associazione Piccole Medie Industrie di Udine, Massimo Paniccia e i segretari della CGIL dell’Alto Friuli Alessandro Forabosco, della Cisl Daniele Deotto e della Uil Fernando Ceschia. Il presidente Paniccia ha compiuto un’analisi della situazione preoccupante in cui versa la montagna, partendo dall’esperienza compiuta con il salvataggio, riuscito, della ditta Solari di Pesariis nonostante la preconcetta e incomprensibile avversità di molti. Paniccia ha ribadito che l’Api è contraria alla delocalizzazione selvaggia e ha illustrato ai suoi interlocutori i punti fondamentali di un piano progettuale per lo sviluppo dell’area. Che “può funzionare, ha precisato, solo se le persone che ci vivono decidono di aprirsi al resto del territorio e della regione, rendersi attrattivi, cercando specializzazioni produttive compatibili con l’ambiente, e attivando percorsi formativi congrui al raggiungimento delle professionalità di cui c’è reale necessità, compresa la meccanica e che sono peraltro parte della tradizione locale”. Il Presidente Massimo Paniccia ha inoltre sottolineato che “gli incentivi hanno dimostrato la loro inutilità perché l’imprenditore resta in montagna solo con motivazioni più radicate o di convenienza o di responsabilità. Molto più opportuno invece, ha puntualizzato, è favorire le aggregazioni attraverso una defiscalizzazione legata a precisi parametri per compensare il differenziale dei costi dei servizi, e una modulazione dell’applicazione dell’Irap”. A sua volta il segretario Deotto ha premesso che i sindacati stanno studiando un documento da condividere con le categorie produttive e che si articola nella richiesta di un tavolo di concertazione permanente, nella rivisitazione dell’Agemont che risale a quasi 20 anni fa con scenari economici ben diversi dagli attuali, corsi di laurea a Tolmezzo, interventi sulla viabilità, e un freno alla proliferazione di zone artigianali e industriali. “Per noi – ha affermato Ceschia, ricordando anche il fallimento del referendum per la provincia dell’Alto Friuli – ci vuole un modello adatto, la risposta alla crisi non può essere solo il turismo e l’artigianato, serve l’industria ma compatibile con un territorio fragile come quello montano e ha aggiunto è un errore strategico credere che sia omogeneo alle altre parti”. Piena l’intesa dei sindacalisti sulle conclusioni del Presidente Paniccia, il quale, affermando la disponibilità sua personale e dell’Associazione Piccole Medie Industrie a elaborare un documento tematico assieme ai sindacati, ha dichiarato che “il primo passo per imboccare la strada della svolta deve compierlo la gente della montagna.