AMPEZZO- Crisi De Longhi, in tanti alla manifestazione di ieri

Quattrocento lavoratori da tutta la Carnia hanno partecipato ieri ad Ampezzo a una manifestazione di solidarietà con i dipendenti della De Longhi i cui posti di lavoro sono a rischio per la scelta dell’ azienda di delocalizzare la produzione ampezzina. “Hanno partecipato alla manifestazione molti rappresentanti sindacali delle aziende storiche della Carnia – ha detto Fabrizio Morocutti, delle Rsu della De Longhi – ma abbiamo avuto vicini anche molti sindaci, l’ assessore alla Montagna del Friuli-Venezia Giulia, Enzo Marsilio, un rappresentante delle Rsu della De Longhi di Treviso e poi tante, tantissime persone. Abbiamo gridato a gran voce – ha spiegato il sindacalista – che non possiamo accettare una delocalizzazione così selvaggia, soprattutto sapendo come la De Longhi è giunta ad Ampezzo. Le promesse fatte cinque anni fa sono state disattese. Oggi – ha proseguito – al gruppo veneto chiediamo chiarezza sul futuro dello stabilimento di Ampezzo”. Nel centro carnico la De Longhi ha avviato da anni la produzione di piccoli elettrodomestici e, in particolare, delle macchina per il caffé. C’ è il rischio – hanno sottolineato i sindacati – che questa produzione venga spostata dapprima a Treviso e poi in Cina. “Il gruppo dice che vuole per il momento spostarla a Treviso – ha detto ancora Morocutti – ma noi non ci crediamo molto. Il fatto è che spostare questa produzione da Ampezzo significa di fatto chiudere lo stabilimento. Non ci sono alternative”. Dalla manifestazione di ieri è giunto anche un invito alla Regione a fare qualche cosa. Martedi 18 maggio l’ assessore all’ Industria, Enrico Bertossi, incontrerà i sindacati a Tolmezzo per cercare una soluzione alla vertenza. Alla De Longhi di Ampezzo lavorano oggi 140 persone. “Il numero si è ulteriormente assottigliato – ha detto ancora Morocutti – perché lo scorso fine settimana non sono stati riconfermati 25 contratti a termine. E con la crisi della Seima ancora non risolta aprire un nuovo fronte significherebbe un colpo durissimo per l’ intera collettività carnica”.