VENZONE- Un volume sugli statuti comunali della Patria del Friuli

Una serie di pubblicazioni per riscoprire le radici e le specificità della Patria del Friuli, uno strumento di consultazione per ricostruire la storia locale. Si tratta della collana “Statuti comunali della Patria del Friuli” (Forum Editrice Universitaria Udinese srl) promossa dalla Provincia di Udine e coordinata dal professor Marco Cavina dell’Università degli studi di Udine.
Recentemente è stato presentato nel municipio di Venzone il primo volume della raccolta, dedicato proprio alla città muraria chiave d’accesso del Friuli, alla presenza, tra gli altri, del presidente della Provincia di Udine Marzio Strassoldo, dell’assessore alle attività culturali Fabrizio Cigolot, del sindaco Amedeo Pascolo e dell’autore del libro Marco Cavina.
Gli antichi statuti comunali non sono soltanto la fonte giuridica più significativa per la comprensione della società d’antico regime ma furono, per mezzo millennio anche un simbolo privilegiato in cui le comunità locali grandi e piccole, si riconoscevano e comprendevano d’esistere.
“Si tratta di fonti essenziali – ha dichiarato Strassoldo – segni di elevata autonomia e di autodeterminazione che però risultano spesso di difficile reperibilità per gli studiosi e per tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza del Friuli. Ecco perché la Provincia di Udine ha promosso questa collana editoriale, che vedrà la pubblicazione degli antichi statuti comunali della Patria del Friuli, arricchendo così con preziosi testi, spesso inediti, il panorama degli studi sul nostro territorio. Non può infatti esserci futuro – ha concluso – senza la consapevolezza delle radici da cui si sviluppa l’albero comunità”.
Lo statuto di Venzone era costituito da 240 capitoli, ed aveva il compito di regolare la vita pubblica facendo riferimento, ad esempio, ai reati contro la religione e l’integrità fisica, alle tregue, a dazi e tributi, alla condizione del forestiero, alla condizione della donna, ai pignoramenti e alle successioni. La potestas statuendi a Venzone era stata riconosciuta dai patriarchi verso la metà del XIII secolo. Questa cittadina durante il medioevo fu sempre un piccolo centro, con una popolazione, a metà del ’500 di 1648 abitanti. Prima annessa al Patriarcato di Aquileia (1336), Venzone in seguito (1420) entrò a far parte della Repubblica di Venezia.
La raccolta statutaria, come spiega il professor Cavina nell’introduzione del libro, dovette essere allestita nel tardo ‘300 e riformata, dopo l’annessione alla Serenissima, dal Consiglio dei Quaranta il 30 agosto 1425: come tale restò in vigore fino al 1797. Lo statuto venne riscritto nel 1568 in volgare e precisamente in toscano, per mano del venzonese Leonardo Pozzi che lo dedicò alle autorità cittadine. Ed è proprio questa l’ edizione che appare nel libro. Eccone alcuni stralci: “Se alcuno, così forestiero come vicino, darà ad alcuno percossa su la faccia con la mano apperta, sia castigato con pena di lire quattro”, oppure “Che niuno abbia a gettar acqua fuori dalle finestre et confini di casa sua sulla piazza o vero sulla strada pubblica, in pena di soldi quattro”, o ancora “Che nessuno tolga sassi della Venzonassa in suso per necessità di fornace, sotto pena di soldi vinti per ciascuna volta”.
Cavina sottolinea come “in Friuli il fenomeno statuario si sviluppò tra ‘300 e ‘400, in assetti urbani che non raggiunsero mai quella sovranità politica propria di altre realtà dell’Italia centro – settentrionale. Le piccole patrie comunitarie sublimavano nei propri statuti l’orgoglio per la propria specificità, ma vi esprimevano al contempo, un vivo senso di appartenenza ad una patria più ampia, la Patria del Friuli. Lo statuto più di ogni altra fonte storica rappresenta nell’immaginario, l’anima profonda di una terra”.