TOLMEZZO- Caso Burgo, Cuzzi: “Rimasto con il cerino in mano”

Quasi 200 firme raccolte in poco più di 24 ore: così i dipendenti della Burgo hanno voluto manifestare la loro piena solidarietà al sindaco Sergio Cuzzi e all’ingegner Valentino Pillinini, dopo la condanna relativa al depuratore della Cartiera. Ieri c’è stata la consegna ufficiale delle firme nella sala consiliare del Municipio, presenti i rappresentanti delle Rsu e dei lavoratori. Nell’occasione Cuzzi, con a fianco Pillinini, ha rotto un silenzio che si era imposto dopo la decisione del Tribunale: “Sono sereno e consapevole di non aver commesso nulla contro la mia coscienza e i miei doveri- ha spiegato- Ho proseguito l’impegno dei miei predecessori per salvaguardare i lavoratori della Cartiera, sempre nel rispetto delle norme e con a monte le autorizzazioni della Regione”. Il sindaco, però, non riesce a nascondere una grande amarezza: “Non avevo mai vissuto un’esperienza simile. Dicono che poi ci si abitua, ma la prima volta fa male- confessa- Oltretutto l’importanza delle richieste è tale da superare ogni pessimistica previsione. Ora aspettiamo le motivazioni per poi ragionare assieme agli avvocati sul da farsi, ma certamente lo spirito non è dei migliori”. Anche perché c’è la sensazione che il sindaco sia divenuto un capro espiatorio: “In termini politici forse è proprio così, perché si è voluto fare un gran polverone di questo processo- afferma- Poi, quando le acque si sono calmate, i politici sono andati a Trieste per la loro parte, la Burgo ha preferito chiudere subito il discorso e così è rimasto solo il Comune di Tolmezzo. L’impressione, quindi, è di essere rimasto con il cerino in mano”. Unica consolazione, l’ampia solidarietà ricevuta: “Ho ricevuto telefonate e strette di mano da parte di tante persone, compresi cittadini che non conoscevo personalmente” conferma. Quali saranno le possibili ripercussioni sulle prossime elezioni amministrive? “Qualcuno dice che questa vicenda mi potrebbe agevolare- dice- Io non ho però la stoffa del martire e, comunque, resta il fatto che qualora ci fosse una sentenza definitiva, rischierei di decadere. Perciò, se sarò rieletto, avrò comunque una spada di Damocle che mi dondolerà sulla testa nei prossimi anni, compremettendo anche la serenità del lavoro quotidiano da sindaco”.
(di Bruno Tavosanis, dal Gazzettino)