ARTA TERME: Continua il botta e risposta fra Lega e Forza Italia

Continua il botta e risposta fra Lega Nord e Forza Italia sul ricorso presentato al Tar contro l’elezione del sindaco di Arta, Somma. Ieri avevano preso la parola il senatore Francesco Moro e il rappresentante locale Mario Peresson, oggi c’è la replica del coordinatore della Carnia di Fi, Luigi Cacitti, chiamato in causa dagli esponenti leghisti. E non sono parole tenere: “Premetto che Forza Italia, pur adottando toni forti nei confronti della Lega, non ha mai negato il diritto-dovere di rivolgersi al Tar, ma rimango comunque convinto che il motivo di questo ricorso derivi da fattori e volontà ben differenti da quella chiarezza e trasparenza che Moro e il suo “gregario” Peresson proclamano” dice l’assessore tolmezzino. Il motivo reale, allora? “La Lega non avrebbe fatto ricorso se oggi governasse Arta con noi e An- spiega- Invece si è autoesclusa perché in fase preelettorale non ha ottenuto quanto chiedeva, ovvero il veto nei confronti dell’attuale vicesindaco Giacomino Rupil (An). Spieghino i due leghisti agli abitanti di Arta il motivo di questo diniego. Ma i cittadini termali sono politicamente meno miopi di Moro e Peresson ed infatti Rupil è stato eletto”. Sul discorso di Moro riguardante progetti, cantieri, lavori ecc., Cacitti afferma: “Ricordo al senatore che io, come molti altri amministratori carnici, vivo con il mio lavoro, per necessità, scelta di vita, orgoglio personale e soprattutto per l’attaccamento alla mia terra. Dalle affermazioni di Moro si deduce che chi si ritrova fortunosamente a ricoprire cariche politiche inaspettate e forse non del tutto per merito proprio, con la garanzia di disporre mensilmente di migliaia di euro oltre a una pensione sicura a fine mandato, può anche dimenticarsi della necessità di frequentare cantieri, progetti o rilievi, preferendo fare il semplice perito o geometra per non sporcarsi mani e indumenti”. E la sfida lanciata da Moro? “C’è già stata alle elezioni comunali di Tolmezzo nel ’99- risponde Cacitti- Io presi 180 voti, Moro, già senatore, 14. Non serve aggiungere altro”. (di Bruno Tavosanis, da Il Gazzettino)