TOLMEZZO: Prosegue il raid americano della tolmezzina Giusy Concina

Continua il “Raid Across the States”, il lungo viaggio della pilota tolmezzina Giusy Concina e della Mazda Tribute attraverso il New Mexico, ed il Texas. Il percorso si fa sempre molto più interessante, poiché unitamente alle strade sterrate, alle piste, la Tribute percorre tante miglia lungo la Route 66, la Madre di tutte le strade, El Camino real, The Mormon trail e così via a seconda delle popolazioni che l’hanno percorsa: la prima strada costruita in asfalto, nei primi anni venti, che da Est porta verso il tanto agognato ovest dell’America e più esattamente da Chicago a Los Angeles. Tutti la ricordano in questo senso di marcia, ma anche il ritorno è davvero significativo, se si pensa a quanto è cambiato lo sviluppo e la storia degli stati attraversati negli ultimi 70 anni. Dal 1977 gran parte della Route 66 è stata dismessa, poiché per motivi di intenso traffico è stata costruita l’Interstate 40 e 44. Oggi percorrere le miglia in disuso è molto suggestivo, poiché si percorre un asfalto completamente ricoperto di erbacce, le costruzioni al lato della strada, sono completamente abbandonate e testimoniano, quanto era importante un tempo il loro posto.
Ad Amarillo Giusy e la Mazda Tribute si fermano, per una giornata, tra un concerto di musica country ed una cavalcata lungo il Canyon di Palo Duro c’è il tempo per una chiacchierata con i giornalisti locali, interessanti all’avventura che si sta svolgendo ed a sapere notizie dettagliate su quel luogo tanto lontano da loro da dove Giusy proviene.
*Ecco arrivato il momento temuto dagli automobilisti americani, lo stop da parte della Polizia, infatti nella cittadina di Zuni, dopo aver scattato alcune foto alle caratteristiche abitazioni indiane, qualche nativo ha preferito chiamare il 911 ed informare l’autorità che una strana persona su di una strana macchina con tanti adesivi attaccati stava scattando immagini delle loro abitazioni, forse una spia mandata dal nemico? Fatto sta che lo Sceriffo mi ha inseguito e fermata, con tanto di luci multicolori sul tetto, come accade nei film, e mi ha contestato il fatto che i locali non amano essere fotografati da chicchessia. Comunque dopo una lunga ramanzina, in americano stretto, lo Sceriffo si è dimostrato comprensivo e mi ha concesso di ripartire senza complicazioni. Da Zuni, che ho abbandonato velocemente, ho diretto la prua della Tribute verso la zona orientale del Nuovo Messico, dopo aver attraversato le riserve indiane degli Zuni appunto, degli Hopi, dei Navajo. Il territorio più significativo senza dubbio è stato quello nella Riserva Navajo, dove le strade principali sono contrassegnate con numeri e cartelli di colore azzurro, diversi dai contrassegni dello stato nel quale corrono. Oltre a questo sono anche sterrate, è stupendo correre in mezzo alla vegetazione, su piste principalmente di argilla rossa, non molto ampie ma piuttosto veloci, ci si immagina gli indiani di un tempo, con le loro piume ed i loro abiti in pelle, la realtà invece è ben diversa; ovunque sono state abbandonate le tradizioni di un tempo a favore di antenne paraboliche e case prefabbricate che caratterizzano tuta l’America di oggi. Sono state percorso oltre 500miglia attraverso queste stradine, oltrepassando El Morro, San Rafael e la foresta Cibola, con paesaggi stupendi, sino all’agglomerato degli Indiani Pueblo e finalmente un tratto di Route 66, apparentemente abbandonato dal traffico pesante, ma stupendo dopo aver percorso tanta strada senza asfalto.