Pensioni, la mobilitazione dei sindacati: “41 anni posson bastare…”
Entra nel vivo la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil sulle pensioni, con migliaia di persone in tutta Italia – e in Friuli Venezia Giulia – scese in piazza con una richiesta ben precisa rivolta al Governo: “cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani”. Flash mob, volantinaggi, presidi, hanno interessato stamani tutti i territori della regione, da Trieste a Tolmezzo, passando per Pordenone, Monfalcone e Udine.
“Vogliamo – è il messaggio fatto rimbalzare da Cgil, Cisl e Uil – portare avanti la nostra piattaforma unitaria, che chiede modifiche sostanziali al sistema previdenziale delineato in ultima battuta dall’inaccettabile legge Fornero”. A far sentire la loro voce sono soprattutto gli stessi lavoratori e i pensionati: così a Udine dove le storie di alcune “vittime” della Fornero tracciano chiaro il quadro di un sistema Paese attanagliato dai problemi. In tutte le testimonianze drammatiche prevalgono alcuni interrogativi, rimandati direttamente all’Esecutivo nazionale: “Perché questo Stato ci considera vecchi per il mondo del lavoro e troppo giovani per andare in pensione?”, “Con che coraggio chiedere ai nostri figli di abbandonare gli studi per andare a lavorare e occuparsi di noi?”.
Storture messe in evidenza in tutto il Friuli Venezia Giulia: “Che dire di fronte a chi è andato in pensione magari con 20 anni di contributi e noi che dobbiamo lavorare ancora anni con la prospettiva di pensioni che talvolta non arrivano neanche ai mille euro lordi?”. A tacere la questione di chi si consuma la vita con lavori usuranti o delle donne costrette a lavori intermittenti per occuparsi della cura dei familiari, senza diritto ad una vecchiaia serena. “Occorre nel nostro Paese ed anche in Friuli Venezia Giulia – sostengono Franco Belci, Giovanni Fania e Giacinto Menis – ricostruire un quadro di solidarietà, compromesso dalla crisi e da riforme assolutamente discutibili, non concertate, inique e che non tengono conto né della persona né delle differenze all’interno del mondo del lavoro”.
Da tutti i territori l’appello è corale: “Occorre aprire subito un confronto serio sul tema delle pensioni, su una serie di urgenze non più rinviabili: l’occupazione giovanile, le condizioni di lavoro di chi svolge mansioni pesanti, dei lavoratori precari e di chi il lavoro lo perde e rimane senza reddito”. Perché finora – sintetizzano le piazze – le risorse del sistema Paese si stanno usando in maniera iniqua e a farne le spese sono fasce sociali ben definite. Lo dimostra la “gigantesca manovra di cassa” della legge Fornero: un prelievo di 80 miliardi entro il 2020 a danno dei lavoratori, ma anche la scarsa attenzione ai giovani, senza prospettive occupazionali, impossibilitati a costruirsi un futuro e schiavi di contratti spesso capestro, ai limiti dello sfruttamento.