“Hanno sparato a Maria”, al Candoni lo spettacolo dedicato alle Portatrici Carniche
La Comunità Montana della Carnia, con la collaborazione del Comune di Tolmezzo, organizza per giovedì 19 maggio 2016 – alle ore 20.45 – presso l’auditorium Candoni di Tolmezzo lo spettacolo teatrale “Hanno sparato a Maria. Memoria di scena per una donna italiana” di Giuliano Compagno, con Patrizia Schiavo e con la regia di Giancarlo Cauteruccio (direttore artistico del progetto), dedicato alla figura delle portatrici carniche ed in particolare di Maria Plozner Mentil, messo in scena dallo Studio Teatrale Krypton di Firenze.
Lo spettacolo rientra nel progetto “Grande Guerra in Carnia: Focus sull’anno 1915” finanziato dalla regione ai sensi della L.R. 11/2013, di cui la Comunità montana è capofila, con partner i comuni – oltre a Tolmezzo – di Cavazzo Carnico, Comeglians, Forni Avoltri, Paluzza e Ravascletto.
SCHEDA TECNICA
Maria Plozner Mentil ha 32 anni, quattro figli e un marito al fronte, sul Carso.
Quando sceglie di prender parte alla Guerra, non sa bene quel che sia giusto fare. Ha visto altre donne impegnate sui monti carnici, le ha notate una certa alba mentre si caricavano in spalla sporte da quaranta chilogrammi da portare su, ai soldati. Cibo, vestiti, munizioni, medicine per quei giovani, strangolati dal freddo e dalla nostalgia. E così una mattina si presenta al comando e si arruola. Per mesi e mesi, ogni giorno, a salire e a ridiscendere la montagna. Ora è anche lei una “portatrice carnica”.
Il 15 febbraio del 1916 sono altre ventiquattr’ore di guerra. Maria sta riposando assieme all’amica Rosalia di Cleulis quando un cecchino austriaco le tira un colpo. La trasportano all’ospedale di Paluzza ma il giorno dopo è morta.
Hanno sparato a Maria! Da Timau a valle non corre altra voce. Il funerale è celebrato con gli onori militari, viene seppellita a Paluzza. Circa vent’anni dopo il corpo sarà trasferito nel cimitero di guerra di Timau e successivamente nell’Ossario accanto ai resti di altre migliaia di soldati caduti sul fronte.
Una memoria di scena che trae spunto dalla straordinaria figura che Maria Plozner Mentil ha incarnato durante i primi mesi del conflitto, attraverso un’opera quotidiana di infinito coraggio. Il lampo di eroismo di una donna che sente di appartenere a qualcosa, a una bandiera, a un uomo, a dei figli che l’aspettano a sera.
E che infine se ne va da sola, lungo un sentiero tortuoso, a farsi appuntare una medaglia d’oro.
Maria Plozner Mentil (1884-1916), fu una portatrice carnica durante la Grande Guerra. Rimasta sola con i suoi quattro figli (il marito venne mandato a combattere sul Carso), si ritrovò a vivere in mezzo ai soldatidato che le montagne che circondano il suo paesino, Timau, furono trasformate in campi di battaglia. Nonostante una situazione non facile, rispose come molte altre donne del luogo all’appello fatto dell’esercito che richiedeva dei volontari per trasportare i rifornimenti dalle retrovie alla prima linea. Nacquero le portatrici carniche che con le loro pesanti gerle (riempite con vettovaglie, armi e munizioni) ogni giorno salivano a piedi lungo i versanti del Pal Piccolo, Pal Grande, Cima Avostanis e Passo Pramosio. Proprio durante una di queste ascese, il 15 febbraio 1916, Maria fu colpita a morte da un cecchino austro-ungarico nei pressi di Passo Pramosio. Da subito la sua figura divenne un simbolo di coraggio e di abnegazione: il suo feretro venne trasferito nel 1934 con una solenne cerimonia nel cimitero militare di Timau e tre anni dopo fu definitivamente tumulato all’interno dell’Ossario. Unica donna cui è intitolata una caserma militare, nel 1997 le è stata conferita Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Ho visto giovedì 19 maggio lo spettacolo al “Candoni” di Tolmezzo. L’ho trovato brutto, affogato nella retorica, storicamente inattendibile e neppure avvincente nello svolgimento. Faccio i miei complimenti alla Comunità montana della Carnia e al Comune di Tolmezzo per aver apportato un ulteriore tassello a quell’immagine oleografica e deteriore che tanto giova alla Carnia. Non so le alchimie attraverso le quali uno spettacolo così è riuscito ad approdare dalla Toscana a Timau prima e a Tolmezzo poi, ma mi si dice che il denaro che è stato buttato per un’operazione del genere assomma a qualche migliaio di euro. Con quei soldi si sarebbe potuto ricordare le portatrici con tre spettacoli prodotti in Regione che (per averli visti di persona) posso dire non hanno nulla da invidiare a questa mediocre produzione. Credo che basti.