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Decisione sul referendum “Abroga Sanità”, botta e risposta tra Comitati e Telesca

Nella seduta del 5 luglio, il Consiglio regionale deciderà l’ammissibilità del referendum che chiede l’abrogazione della riforma sanitaria targata Serracchiani-Telesca. Il Comitato Referendario Abrogativo Legge Sanità FVG interviene per chiedere a tutti i cittadini della Regione di partecipare compatti al presidio che sarà organizzato a Trieste in piazza Oberdan, davanti al Consiglio Regionale, dalle 9.30 in poi.

sit in comitati gemona“A fronte delle innumerevoli criticità evidenziate da utenti, sindacati ed anche operatori sanitari – i Comitati chiedono – che la materia non venga considerata un affare del Palazzo ma sia sottoposta al giudizio del popolo, visto che la salute è un diritto di tutti i cittadini come previsto dalla Costituzione. E in questa richiesta di democrazia diretta i 9 Comitati, provenienti da tutta la Regione, sono sostenuti da ben 2559 firme raccolte in breve tempo in tutti e cinque i Collegi elettorali regionali. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, il primo verdetto espresso (dall’Ufficio di Presidenza, che si è spaccato a metà) ha dimostrato che la partita è squisitamente politica e va ben oltre i sofismi della giurisprudenza, perché con questo referendum abrogativo i Comitati mettono in discussione “la riforma per eccellenza” dell’era Serracchiani”.

“Non sarà che questo governo regionale, anche alla luce dei risultati ottenuti nell’ultima tornata elettorale, teme l’eventualità di una sonora bocciatura se lascia la parola ai cittadini? – proseguono i Comitati – Se veramente la maggioranza regionale ritiene che questa sia la migliore delle riforme possibili non abbia paura ad interpellare la gente e si sottoponga al confronto serio e responsabile che i Comitati propongono attraverso il più democratico degli strumenti. Un appello ai Consiglieri regionali: concedete disco verde al quesito referendario e si interpelli la gente. Il principio fondamentale della sovranità del popolo, che apre la nostra Costituzione, sia rispettato con la massima fedeltà ed apertura, senza guardare a tatticismi o (peggio) a ortodossie partitiche o meri calcoli elettorali”.

LA RISPOSTA DELL’ASSESSORE TELESCA

L'Assessore Telesca
L’Assessore Telesca

È irresponsabile nascondere i veri e immediati effetti dell’abrogazione della legge o dell’indizione del referendum, a cominciare dalla paralisi delle nuove aziende sanitarie che sono partite da un anno con fusioni e accorpamenti”. Lo afferma l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca, commentando la richiesta di indire un referendum di abrogazione della riforma regionale. “Le nuove cinque aziende sanitarie vivrebbero il periodo del referendum con un’inevitabile stato di incertezza che avrebbe un effetto devastante sui servizi ai cittadini”, aggiunge l’assessore, ricordando che “l’effetto di un’eventuale abrogazione sarebbe che le Aziende da 5 dovrebbero tornare 9 e bisognerebbe nominare quattro direzioni nuove con tempi che inevitabilmente rallenterebbero l’attività sanitaria”.

“Inoltre, si bloccherebbe l’attivazione dei centri di assistenza primaria sui quali si sta lavorando da un anno e – sottolinea – i piccoli ospedali salvati dalla riconversione finirebbero per chiudere davvero perché non rientrano negli standard previsti dalle norme nazionali”. “A titolo di esempio – spiega Telesca – in caso di abrogazione della legge, l’azienda Bassa friulana-Isontino dovrebbe ri-scomporsi in due aziende e quindi si bloccherebbero i servizi di prenotazione delle prestazioni, i reparti riorganizzati su un’unica azienda dovrebbero essere divisi con disagi per il personale che si è appena riorganizzato. I nuovi posti attivati di riabilitazione e Rsa dovrebbero essere scomposti in due aziende e anche i posti da assegnare all’Ospizio marino di Grado verrebbero messi in discussione”, puntualizza l’assessore.

“Queste sono fatti concreti che devono essere puntualmente esposti da chi chiede il referendum, ma soprattutto devono essere conosciuti dai cittadini della nostra Regione. Perché qui non è in discussione la democrazia ma – conclude Telesca – il diritto a continuare a ricevere cure e servizi sanitari”.