Comunità montane addio, da oggi operative le UTI
Con oggi in Friuli spariscono definitivamente le Comunità montane, così come erano state conosciute sino ad oggi. A prendere il loro posto, nei rispettivi territori di competenza, le Unioni territoriali intercomunali. Vale a dire che in Carnia Lino Not, presidente prima e commissario poi dell’ente comprensoriale, lascerà il testimone a Francesco Brollo, sindaco di Tolmezzo ed eletto nel maggio scorso, presidente dell’Uti della Carnia (alla quale hanno aderito 21 comuni su 28); in Val Canale-Canal del Ferro e Gemonese il commissario Aldo Daici, sindaco di Artegna, si congederà dall’incarico per far scattare due distinte Uti, quella della Val Canale-Canal del Ferro (con soli 3 comuni aderenti sugli 8 previsti, presidente Ivan Buzzi, sindaco di Pontebba) e la Uti del Gemonese (anche qui con soli 3 comuni sui 6 previsti, presidente Daici, sindaco di Artegna).
Secondo le ultime variazioni alla legge regionale di riforma degli enti locali, sono state ridotte da 5 a 3 le funzioni comunali che il comma 1 prevede siano esercitate tramite UTI con decorrenza 1 luglio 2016 (le altre scatteranno dal 1.gennaio 2017 o 1.gennaio 2018) vale a dire quella che riguarda l’elaborazione e la presentazione di progetti a finanziamento europeo, più altre 2 a scelta.
E non mancano invece le polemiche e le rimostranze sollevate dai sindaci di quei comuni rimasti fuori dalle Unioni e ricorrenti al Tar, come Forni di Sotto, il cui primo cittadino Marco Lenna ha per esempio sollevato la questione della suddivisione del patrimonio dell’ex comunità montana tra i vari territori, compresi quelli che non si sono associati all’Unione. Ed ancora Paolo Urbani, sindaco di Gemona del Friuli, rispetto all’iniquità relative ai piani di subentro, su tutte il destino del personale, che in casi come quello dell’Uti del Gemonese risulta sproporzionato rispetto ai comuni associati.